Il futuro è il mio mestiere by Elena Inzaghi

autore:Elena Inzaghi
La lingua: ita
Format: epub
editore: Solferino
pubblicato: 2019-03-15T00:00:00+00:00

Se non studia, non studia

Un momento rigenerante per noi professori è l’ora buca. Magari si approfitta per sistemare qualche verifica o controllare le circolari, ma quando è possibile si coglie l’occasione per andare a prendere un caffè al bar, possibilmente con qualche collega. Bar FUORI dalla scuola, dove staccare e parlare d’altro, altrimenti non vale. Quel mercoledì tornavamo dalla nostra piccola pausa io e Laura, la nuova insegnante di Educazione fisica, che era già diventata un’amica: appena rientrate in sala professori, i discorsi sono tornati automaticamente quelli di sempre, gli alunni che non studiano, i colloqui da fissare con i genitori e via dicendo.

Insieme abbiamo cominciato ad abbozzare un piano per recuperare gli allievi in bilico, tra cui c’eri anche tu. Le ho proposto un’ipotesi di alleanza tra ragazzi e insegnanti, ci siamo sbizzarrite a cercare idee e strumenti nuovi con cui metterla in atto. Certo, per lei è un po’ più facile, tu e i tuoi amici amate l’ora di Educazione fisica. Però ogni docente che si impegna ad aiutarvi e che non vi dà già per persi offre il suo contributo prezioso alla causa, fa piacere.

A questo punto dell’anno, rispetto a un’eventuale bocciatura, ci si trova in difficoltà sulla comunicazione da dare ai genitori. Se si dice la verità, si corre il pericolo di venire accusati di disfattismo e di nutrire un pregiudizio nei confronti dell’alunno, di averlo già condannato. Se si tende a minimizzare, a dire che no, ancora nulla è deciso, che si vedrà più avanti, al momento della bocciatura si viene accusati di non essere stati abbastanza chiari nell’evidenziare il problema. Insomma, i soliti due fuochi: bisogna stare attenti a ogni parola, ai gesti, alle espressioni, alle sfumature della voce. I genitori davanti a noi si sentono un po’ come davanti a un medico in procinto di formulare la diagnosi: ogni vocabolo pesa come un macigno.

Per questo ci si tutela riportando tutto a verbale. Le comunicazioni ai genitori, che corrono ormai nella nuvola con il registro elettronico, vengono protocollate e inviate in forma cartacea se devono segnalare una o più materie insufficienti. Tanta burocrazia sembra – e forse è – inutile, ma in qualche caso può salvarci da ricorsi o accessi agli atti piuttosto spiacevoli.

Ecco, stavamo parlando di questi aspetti delicati della nostra professione quando, a sorpresa, è intervenuto a gamba tesa il cinico professor Emmanuello.

«Ma Inzaghi, ancora con ’sta storia della motivazione (e alza la voce), il rapporto con i genitori, le prospettive future, la comprensione… Non hai capito che tanto non c’è nulla da fare?»

Mi aspettavo i soliti luoghi comuni dell’insegnante frustrato. E invece ci ha offerto questa riflessione: «Quando un ragazzo non vuole studiare è impossibile farlo studiare. Gli puoi promettere il premio più bello o la punizione più efferata, ma se ha deciso di non farlo, non lo farà mai».

L’ho guardato sorpresa e incuriosita.

«E sai perché?» e qui si è preso una bella pausa a effetto perché gli piace sentirsi un rivelatore di verità.

«Il perché è semplice: è tutta colpa nostra. O meglio, vostra, di voi genitori.

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