Il grande ammiraglio by Enzo Ciconte

Il grande ammiraglio by Enzo Ciconte

autore:Enzo Ciconte [Sconosciuto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Rubbettino Editore
pubblicato: 2018-12-19T23:00:00+00:00


L’impresa di Villafranca gli portò onore, prestigio, riconoscimenti, ed ebbe in ricompensa dal sultano la nomina a capo della guardia di Alessandria. Subito dopo ritornava in mare, sempre agli ordini di Dragut, in una campagna che non fruttò quanto si sarebbero aspettati.

Eppure, quella campagna infruttuosa gli permise di ritornare nella sua terra e di rivedere la madre. Erano trascorsi 26 anni dal rapimento. Ritornava uomo fatto dov’era nato e notava i cambiamenti, rivedeva i ragazzi d’un tempo, oramai diventati uomini, che lo riverivano e lo guardavano ammirati. La sua fama lo aveva preceduto e i suoi paesani erano contenti di lui, come fosse ancora uno di loro; qualcuno lo invidiava, ma era normale: lui era andato molto avanti, aveva fatto fortuna mentre gli altri si erano fermati. I ragazzi d’un tempo adesso erano contadini sotto padrone o marinai che vivevano alla giornata come suo padre; anche lui avrebbe fatto questa vita se Barbarossa non se lo fosse portato via facendo girare la sua vita in un’altra direzione.

Era passato tanto tempo, e Pippa di Cicco non era più quella d’una volta; il ricordo di quella donna il figlio lo aveva custodito come un tesoro prezioso nei suoi pensieri più intimi. Ricordava le espressioni del volto, i sorrisi, il volto corrucciato, sentiva persino il suono della sua voce, avvertiva il suo odore. Adesso era invecchiata e ingobbita. Era ancora forte, ma le rughe, i passi e le movenze tradivano l’età che non si poteva nascondere. Fu un incontro tenero, struggente. Era davvero tanto il tempo trascorso. Ma l’amore e l’affetto non erano stati intaccati.

Il figlio ritornato dalla madre non era più il giovincello spaurito, incerto e pieno di timori. Era un uomo nel pieno della sua vigoria, orgoglioso delle tante cose che aveva realizzato, felice della fama che lo circondava, del rispetto dei suoi uomini, del sultano e dei tanti personaggi importanti di quel tempo in Turchia e nel mondo cristiano. Ricordava com’era vestito quando era stato portato via: aveva solo i miseri panni che indossava quel giorno; ora vestiva riccamente, era un uomo agiato, non ancora molto ricco ma con un’importante disponibilità finanziaria. Aveva portato molti splendidi doni alla madre, ricchi e pregiati. Erano la dimostrazione materiale, tangibile, della posizione raggiunta: non si era lasciato andare, anzi era andato avanti pur essendo stato schiavo; aveva combattuto la disperazione e molte altre insidie per arrivare a tanto, ricoperto di gloria e di onorificenze. Tutte le madri avrebbero gioito della fortuna del figlio.

Tutte, certo; ma non Pippa che era molto diversa dalle altre: Gian Luigi, il suo bambino diventato un uomo importante e ricco, che si era fatto valere in un paese straniero, non le aveva portato il dono che lei si aspettava: il dono del suo ritorno al cristianesimo.

Tentò, Pippa, di convincere il figlio, lei che era religiosissima e aveva della religione l’attaccamento e la fede che hanno gli animi semplici, puri. Era la semplicità del suo credo, non gli argomenti dei padri della Chiesa, che la madre cercò di far penetrare nel cuore del figlio, com’era accaduto in passato, prima che i corsari se lo portassero via.



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