Il labirinto degli smarriti by Amin Maalouf

Il labirinto degli smarriti by Amin Maalouf

autore:Amin Maalouf [Maalouf, Amin]
La lingua: ita
Format: epub
editore: La nave di Teseo
pubblicato: 2024-05-15T00:00:00+00:00


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Il 4 maggio 1919, in piazza Tienanmen a Pechino, si svolse una manifestazione storica. Tre o quattromila studenti si erano riuniti per esprimere la loro rabbia per la decisione, presa alla Conferenza di Parigi due giorni prima, di concedere il porto di Tsingtao al Giappone invece di restituirlo alla Cina.

Come molti dei loro compatrioti, questi giovani avevano la rabbia della disperazione. Le riforme non avevano portato a nulla, il rovesciamento della monarchia non aveva risolto nulla, la Cina era sull’orlo del caos, sull’orlo della bancarotta, e continuava a subire umiliazioni. Si era unita al campo alleato nell’agosto del 1917, e quindi avrebbe dovuto essere tra i vincitori; ma le era stato concesso solo un posto di ripiego alla conferenza di pace, e ora il suo territorio veniva spartito come quello dei vinti.

Quel giorno i manifestanti erano arrabbiati con tutte le potenze straniere e anche con i loro stessi governanti, che si erano dimostrati incapaci di difendere gli interessi e l’onore del loro popolo. Le case di alcuni leader furono prese d’assalto, saccheggiate e date alle fiamme, compresa quella del ministro delle comunicazioni, notoriamente filogiapponese.

Ma al di là della rabbia legata alle difficoltà del momento, questi giovani erano anche convinti che il loro paese fosse sulla strada sbagliata da molto tempo, in tutti i settori, e che spettasse alla loro generazione tirarlo fuori dalla trappola in cui si trovava, a qualunque costo.

Era necessario mettere in discussione tutto, in modo approfondito, coraggioso, spietato. E irriverente. Niente e nessuno doveva essere risparmiato. Si sentì persino la folla intonare slogan contro Confucio, morto ventiquattro secoli prima, nel quale i manifestanti vedevano ora il simbolo dell’immobilismo e l’immagine di un ordine costituito che non volevano più.

Il “movimento del 4 maggio” avrebbe avuto un effetto profondo sulla Cina per tutto il XX secolo, e anche oltre. Con il suo radicalismo, la sua ostilità alle grandi potenze e la sua convinzione della necessità di una “rivoluzione culturale”, ha rappresentato un preludio intellettuale al maoismo.

Il giovane Mao Zedong non era presente quel giorno. Aveva trascorso l’ultimo anno nella capitale, ma era partito poche settimane prima di questi eventi per assumere un incarico di insegnamento a Changsha, la capitale dello Hunan, la sua provincia natale.

Detto questo, chi lo ha conosciuto in gioventù ci assicura che, anche se fosse stato ancora a Pechino, non si sarebbe unito ai manifestanti. Certo, aveva i loro stessi risentimenti e la stessa indignazione. Ma non amava reagire frettolosamente, su due piedi, o sotto la pressione dei compagni. Nei momenti di grande tumulto, la sua reazione spontanea non era di mescolarsi alla folla, ma piuttosto di rimanere in disparte, chiedendosi come avrebbe dovuto agire per volgere la situazione a suo vantaggio o per portare avanti le sue idee.

Nei giorni e nelle settimane successive agli eventi del 4 maggio, Mao riunì una ventina di giovani, tra cui colleghi che insegnavano nella sua stessa scuola e alcuni studenti. Propose loro di esprimere solidarietà ai manifestanti attraverso due iniziative, molto diverse tra loro, ma che riteneva importanti. La prima era il boicottaggio immediato di tutti i prodotti giapponesi.



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