Il lettore sul lettino by Guido Vitiello

Il lettore sul lettino by Guido Vitiello

autore:Guido Vitiello [Vitiello, Guido]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI
pubblicato: 2021-09-01T12:00:00+00:00


Noi magari non lo penseremmo, ma qualcuno lo ha pensato. Ricordate il piccolo Strachey, e il suo articolo sui fattori inconsci della lettura che a un certo punto prendeva una piega disgustosa? Bene, è arrivato il momento di parlarne. Strachey riportava il caso di un suo paziente ossessivo con tratti paranoidi che passava le giornate nei bagni pubblici, dove lavorava, scriveva, leggeva e consumava i suoi pasti. Ne aveva fatto il suo ufficio. La sua massima soddisfazione – oltre a masturbarsi con una mentina infilata nel sedere – consisteva nel mangiare una crostata alla crema nell’esatto momento in cui defecava. Con un paio di passaggi logici rapidi e audaci, il nostro psicoanalista concludeva che alla radice della passione per la lettura c’è una sublimazione della coprofagia. I libri e le pagine stampate rappresentano gli escrementi – qualcosa di scuro che si deposita sulla carta immacolata, sporcandola – e a questa associazione inconscia è legata l’abitudine di leggere sul gabinetto. Chissà che questo non aiuti a spiegare l’episodio di Lutero che scaglia contro Satana un calamaio pieno di inchiostro nero (fenomenologicamente, non siamo cosí lontani dal lancio delle feci caro agli scimpanzé).

Le deduzioni di Strachey non erano proprio ferree, ma anche senza addentrarsi nei labirinti intestinali cosí a fondo da ritrovarsi all’uscita sul retro, il rapporto metaforico tra libri e cibo è uno dei piú antichi, misteriosi e indissolubili che esistano. Holbrook Jackson dedicò ben due sezioni del suo trattato finto-barocco The Anatomy of Bibliomania ai mangiatori e ai bevitori di libri, e le sue illustrazioni di questo nesso simbolico sono cosí numerose che è quasi impossibile scegliere quali citare. Tutto comincia con la visione del profeta Ezechiele. Presso il fiume Chebar, nella terra dei Caldei, gli appare una figura soprannaturale di metallo incandescente su un trono di zaffiro circondato dal fuoco (praticamente un quadro di Francis Bacon), e gli intima: «Apri la bocca e mangia ciò che io ti do». Una mano imperiosa gli porge il rotolo di un libro, un involtino su cui sono scritti lamenti, pianti e gemiti vari, ma il sapore è tutt’altra cosa: «Io lo mangiai: fu per la mia bocca dolce come il miele». Qualcosa di simile accade a Giovanni di Patmos nell’Apocalisse, quando gli appare un angelo con un libriccino. «Prendilo e mangialo, – gli dice, – quando lo inghiottirai, sarà amaro allo stomaco, ma in bocca sarà dolce come il miele». Giovanni lo mangia, e anche questo libro mantiene la promessa: è dolce come quello di Ezechiele, «ma quando lo inghiottii, sentii amarezza allo stomaco». I biblisti avranno riempito senz’altro biblioteche di sottilissime esegesi sulle digestioni comparate di Ezechiele e Giovanni; e come sempre, anche in questo caso c’è il ritratto dello zio matto da andare a ripescare in soffitta: l’avventuriero settecentesco Johann Ernst Biren, signore di Curlandia, che aveva il vizio di trangugiare carta inchiostrata, inclusi trattati internazionali e documenti preziosi (gli ha dedicato un bel libro Edgardo Franzosini, sulla scorta di una pagina di Balzac).

Leggere e mangiare sono attività gemelle, con tutte le sfumature della gourmandise.



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