Il Mio Nome è Nessuno - Il Ritorno by Valerio Massimo Manfredi

Il Mio Nome è Nessuno - Il Ritorno by Valerio Massimo Manfredi

autore:Valerio Massimo Manfredi [Manfredi, Valerio Massimo]
La lingua: ita
Format: epub, mobi
ISBN: 9788852043109
editore: MONDADORI
pubblicato: 2013-09-09T22:00:00+00:00


QUATTORDICI

I pochi giorni che mi separavano dalla partenza riempirono il mio cuore di malinconia. Avrei dovuto essere sereno, e perfino felice. Finalmente tornavo a casa, guidato da un equipaggio esperto, dai più grandi navigatori del mondo intero, inviato da un re discendente del dio Poseidon. Ma poi vedevo lo sguardo smarrito di Nausicaa e il cuore mi moriva in petto. Conoscevo quello sguardo: l’avevo visto negli occhi di Penelope ogni volta che mi accingevo a partire, quel contare ogni istante che ci separava dal distacco. Un senso di desolazione inconsolabile, di paura del vuoto.

Camminavamo lungo la riva del mare per ore, a volte per intere giornate fermandoci ogni tanto all’ombra di una palma o di un salice. In quella terra meravigliosa tutte le piante convivevano, quelle delle terre fredde con quelle delle terre calde. Parlavamo di molte cose, delle avventure che avevo vissuto, dei luoghi selvaggi che avevo visitato, altre volte invece calavano fra di noi lunghi silenzi che solo la voce del mare insonne riempiva di remoti, misteriosi messaggi.

La sera a palazzo continuavo a raccontare la mia storia, come avevo incontrato il popolo dei mangiatori di loto, come avevo affrontato il ciclope e come lo avevo accecato e poi deriso con male parole. Fui incerto se narrare anche della maledizione che egli aveva lanciato su di me invocando il padre suo Poseidon, signore del mare e dell’Oceano, temendo che il re potesse avere timore di ospitare un uomo perseguitato dal nume che era anche il loro progenitore. Già mi era accaduto con Aiolos, il domatore dei venti, che mi aveva cacciato e non aveva più voluto aiutarmi dopo aver compreso che un dio potente mi perseguitava. Ma il re e il suo popolo erano stati generosi con me e meritavano che io fossi sincero, così non tacqui di quelle parole tremende uscite dalla bocca del mostro cui avevo tolto per sempre la luce del sole.

Vidi il volto di Alkinoos rabbuiarsi. Molte cose i Faiakes conoscevano dei ciclopi, perché un tempo abitavano la terra di Iperea che confinava con il loro territorio e spesso da essi si dovevano difendere. Ma alla fine, piuttosto che combatterli come nemici, avevano preferito cercare una nuova terra. Così erano rimasti cari al dio azzurro, che a loro si manifestava a volte apertamente, non coperto dalla nube che sempre cela i numi ai mortali.

E narrai, trattenendo con tutte le forze il pianto, come i selvaggi Lestrigoni mangiatori di carne umana avevano massacrato quasi tutti i miei compagni, spezzato e inabissato le navi scagliando massi enormi. Tutte tranne una.

Non riuscii a narrare quello che il canto delle sirene mi aveva rivelato. Troppo mi feriva il cuore e ancora adesso ne soffro. Ogni giorno e ogni notte ci penso per svelarne l’oracolo ambiguo.

Ai miei racconti assistevano anche gli uomini che mi avrebbero accompagnato con la nave a Itaca, e ascoltavano con lo sguardo fisso. Non domandavano mai nulla. Forse non capivano. Me lo chiedevo ogni tanto: loro che avevano navigato tutti i mari, perché non avevano visto



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