Il narrare divino e umano by Gianfranco Ravasi

Il narrare divino e umano by Gianfranco Ravasi

autore:Gianfranco Ravasi [Ravasi, Gianfranco]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 978-88-6512-406-2
editore: Edizioni Studium S.r.l.
pubblicato: 2015-05-13T22:00:00+00:00


La parola si fa racconto simbolico

La parola divina trascendente, misteriosa, eterna e infinita, sorgente del racconto, principio dell’essere e dell’esistere, diventa effabile, cioè racconto udibile e leggibile da noi uomini, attraverso le parole del racconto biblico, espressione della Parola suprema, e attraverso gli eventi della storia della salvezza narrati attraverso quelle parole.

Ricorriamo ancora all’incipit del Vangelo secondo Giovanni: «In principio era il Verbo», il Logos. Questo Logos grandioso e creatore illumina, entra nella notte dell’umanità, risplende. Gli uomini non lo hanno accolto ma Egli prosegue il suo itinerario. Per esemplificare la potenza di questa Parola, ricordiamo ciò che Goethe scrive nel Faust, grande capolavoro letterario e dell’umanità. Il protagonista Faust tenta di tradurre la misteriosa frase tratta dal Prologo giovanneo – che egli capisce essere l’inizio di tutto ciò che avviene e di tutti i racconti del genere umano – e afferma che, in principio, era das Wort, la Parola. Ma successivamente si chiede se ciò non significhi, forse, che in principio c’era die Kraft, la potenza. Infatti, si tratta di una parola efficace, creatrice, come sono anche, fatte le debite proporzioni, le parole che usiamo noi uomini dotate di una forza che gli studiosi chiamano “performativa” e non solo informativa. Si pensi, ad esempio, a due fratelli che si rivolgono una espressione scorretta, cattiva: essa non richiede più di due o tre secondi per pronunciarla, ma poi i due si odiano per vent’anni.

La Parola, dunque, contiene una Kraft, “potenza”, ma non solo, perché la parola divina racconta e opera la nostra storia di salvezza. Evochiamo ancora il tentativo ulteriore di traduzione di Faust. Egli, infatti, continua rendendo così quel passo giovanneo: “In principio c’era il significato”, il senso (der Sinn). La parola divina, infatti, fa comprendere il processo verso cui tendono l’essere e l’esistere facendo sì che la storia non sia solo una nomenclatura di dati e date ma sia partecipe di un progetto. Ma non basta. Faust usa un’espressione più incisiva: in principio c’era la “potenza” (dieKraft). Alla fine, però, Faust traduce – credendo che sia una resa diabolica e, invece, si tratta della traduzione più autentica – “In principio c’era l’atto, l’azione” (die Tat). Così, parola e azione s’incrociano. In effetti, il termine ebraico dabar, “parola”, vuol dire anche “azione, atto”.

La Parola, il Logos, prosegue invece Giovanni, divenne carne – kαὶ ὁ λόγος σὰρξ ἐγένετο (Gv 1,14) – e noi sappiamo che, nel linguaggio di Giovanni sarx, “carne” è l’esistenzialità, la fragilità umana, il nostro essere quotidiano, la nostra realtà caduca, limitata, tant’è vero che il Logos, Cristo, cosa impensabile per un Dio, soffre e muore. Lo esprimeva in modo folgorante Jorge Luis Borges (1899-1986), il grande scrittore argentino caro anche a papa Francesco, in una sua poesia intitolata curiosamente Giovanni 1,14, con riferimento al versetto appena citato. In questa lirica Borges fa parlare Cristo con le parole dell’Apocalisse: «Io che sono l’È, il Fu e il Sarà accondiscendo al linguaggio che è tempo successivo e simbolo…». L’Eterno si fa racconto che si distende nel tempo e nello spazio, nell’essere storico.



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