Il pittore maledetto by Luigi De Pascalis

Il pittore maledetto by Luigi De Pascalis

autore:Luigi De Pascalis [Pascalis, Luigi De]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton editori
pubblicato: 2020-01-15T23:00:00+00:00


29. LA DUCHESSA D’ALBA

Quinta del Sordo

12 agosto 1819

Era un giorno strano.

Assediato dalla calura meridiana, Goya si rigirava tra le mani i fogli dei Capricci e aveva quasi l’impressione che quelle incisioni non fossero sue. La verità era che ogni singola immagine della cartella lo riportava a un periodo di euforia e di dolore che avrebbe voluto cancellare e invece era ancora lì a struggerlo di nostalgia immotivata.

Quante volte, anche senza esserne cosciente, aveva riprodotto su quei fogli il viso della duchessa d’Alba? E quante volte avrebbe dovuto ancora chiedersi, senza avere risposte, se il volto disegnato era davvero quello di donna Cayetana o era l’archetipo di un essere femminile che inseguiva da una donna all’altra fin dai tempi di Roma?

Avrebbe voluto saperlo e non doveva.

Avrebbe dovuto saperlo e non voleva.

Sì, era un giorno davvero strano.

Che fosse colpa della calura meridiana, o magari degli intrugli del dottor Arrieta?

Goya

Dicono che tutto si dimentichi, che il tempo guarisca ogni ferita, ma non è vero: ancora oggi non riesco a scordarmi di Cayetana. Non la pelle, non l’odore, né l’eleganza altezzosa con cui incedeva, né la sensazione che provavo quando mi permetteva di affondare una mano nella sua capigliatura corvina. Niente. Eppure è morta da diciassette anni! La nostra non fu una storia felice. Felice e intrigante, se mai, fu l’inizio.

Era il 12 agosto 1789, trent’anni fa esatti.

C’incontrammo nel giardino dei duchi di Osuna.

A Parigi ribolliva la rivoluzione.

La vidi farsi vento con aria pensierosa e altera. «Duchessa», le dissi, «vorrei dipingere i vostri pensieri». Sorrise e rispose: «Ne restereste deluso, signor Goya, ho pensieri ordinari».

Indossavamo maschere e non lo sapevamo.

Una serva venne a dirle qualcosa. Cambiò umore.

«Siete triste, duchessa?»

«Ma che dite? Io sono la duchessa d’Alba: la felicità è nel mio emblema araldico».

Sorrideva forzatamente. Non seppi che rispondere.

Feci per allontanarmi.

«Già mi abbandonate, don Francisco?»

«No, duchessa, il signor Goya sarebbe felice di starvi accanto per l’eternità». Rise.

All’improvviso si levò un vento che ci travolse. E fu come se il giardino dei duchi di Osuna fosse un deserto e noi fossimo gli unici sopravvissuti al mondo. Eravamo già amanti, ma non lo sapevamo. Di lei dicevano che fosse altera, capricciosa, pericolosamente sensuale: ma anche di me si dicevano ribalderie.

Quel primo giorno la duchessa di Osuna, che le era amica e rivale, mi prese da parte e sussurrò: «Se fossi in voi, signor Goya, lascerei perdere donna Cayetana: vede il mondo alla rovescia più di voi».

Lo disse sorridendo, ma era seria, molto seria.

«Duchessa», risposi, «non mancherei mai di rispetto al marito».

E lei, sorridendo ancora: «Oh, lui ha altro per la testa, in questo momento. Gli ideali liberali… La rivoluzione in Francia… E Cayetana è così sola!».

«Ma mi avete appena detto…».

Andò via senza rispondermi.

La duchessa d’Alba non era solo volubile e capricciosa, aveva anche il cuore pieno di fantasmi. Mi somigliava, forse per questo l’amai subito. La corteggiai incurante dei pettegolezzi. Dapprima si mostrò scostante, poi cedette e mi mandò un biglietto d’invito.

Quel giorno stavo lavorando a un ritratto della regina. Lo lasciai perdere e mi preparai con cura.



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