Il Portatore di fuoco by David Clement-Davies

Il Portatore di fuoco by David Clement-Davies

autore:David Clement-Davies [Clement-Davies, David]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-12-15T07:42:56+00:00


Di nuovo insieme

Ci dividono i monti e la vastità del mare –

Ma il sangue scorre potente,

il cuore continua a palpitare.

John Galt, “Il pascolo solitario”

Il tempo stava cambiando rapidamente e mentre Rannoch si spingeva sempre più a nord verso la Montagna Suprema e il Branco di Herne, alla ricerca costante di eventuali tracce di Bracken e degli altri, incontrava una quantità sempre maggiore di grossi speroni rocciosi e brulli, pendii pietrosi che prendevano il posto delle pendici verdeggianti e montagne che si profilavano sempre più alte oltre il velo perenne di nebbia.

Le pendici dei monti erano percorse da innumerevoli torrenti e rivoletti d’acqua mentre le vette si scrollavano di dosso il peso delle piogge autunnali. I corsi d’acqua precipitavano a valle formando acquitrini che Rannoch guadava a fatica, sollevando alti spruzzi. La pioggia scrosciava incessante e le rare volte che il cielo si schiariva, rimbombando di tuoni, a Rannoch sembrava di aver nuotato in un mare immenso, sentendosi zuppo fino al midollo. Rannoch si diresse a ovest, seguendo il profilo della montagna davanti a lui, e dopo un po’ fiutò nel vento un odore che ora gli era familiare. Il respiro del mare.

Era mattina quando il cervo giunse sull’orlo di un altro fiordo. Le pendici della montagna scendevano a picco sull’acqua e tutt’intorno s’innalzavano pareti di roccia.

Il vento gelido increspava la superficie dell’acqua e nella foschia Rannoch vide qualcosa di strano. Riconobbe quasi subito l’opera dell’uomo. Su un promontorio, con le sue alte e impenetrabili mura squadrate di nero granito, c’era un castello. A quella visione, Rannoch si ricordò degli umani nella gola con le loro spade e le loro asce.

Rannoch seguì per un po’ il margine del fiordo e dopo un po’ scoprì delle tracce.

Riconobbe all’istante le orme dei cervi nobili. Sul terreno molle e umido Rannoch riuscì a contare almeno cinque individui, ed esaminando la forma e le dimensioni, e la distanza tra gli zoccoli anteriori e quelli posteriori, il suo cuore ebbe un sussulto, perché si rese conto che non erano solo maschi. Dovevano anche esserci delle femmine con loro. Cominciò ad annusare l’aria, ma non fiutò niente, e così proseguì tutto eccitato. Dovette percorrere ancora parecchia strada, ma alla fine li vide in lontananza, nella bruma. Erano in sei e stavano pascolando in un prato. Il cuore di Rannoch cominciò a battere all’impazzata.

«S-s-sono completamente fradicio» disse Bankfoot in tono miserevole, mentre la pioggia cadeva sui cervi avvolti dalla bruma. Bankfoot aveva ormai sei pugnali e le sue corna stavano crescendo sempre più robuste.

«Lo so, Bankfoot, è terribile» disse la femmina accanto a lui. Willow era diventata una cerva davvero graziosa. Il suo pelo lucido e liscio era di un bel rosso fiamma, mentre i suoi occhi limpidi e neri scintillavano come giaietto.

«Th-th-thistle non la smette mai di brontolare» disse Bankfoot guardando il giovane maschio che stava parlando con Tain e Peppa poco distante. Erano tutti molto cresciuti da quando erano fuggiti più di un anno prima. Peppa rassomigliava sempre molto alla sorella, mentre Tain e Thistle erano



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