Il prestito by Dick Francis

Il prestito by Dick Francis

autore:Dick Francis
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-05-13T16:00:00+00:00


Ottobre

ERA venuta l’estate, triste, spoglia, fredda e accolta male da tutti, e se n’era andata. Durante la settimana di Ascot c’era sempre stato tempo coperto e un gran vento, per cui Gordon e io, sempre attaccati al telefono per cercare di far rendere al meglio i nostri soldi, avevamo guardato il cielo scuro, chiedendoci se anche quest’anno Dissdale avesse avuto bisogno di affittare metà del palco.

Soltanto in autunno, quando ormai era troppo tardi, era tornato il sole, e un sabato pomeriggio, visto che era una bella giornata, avevo preso il treno per Newbury per andare a vedere una serie di corse miste: due a ostacoli e quattro al galoppo.

Appena entrato scorsi subito Ursula Young vicino alla sala-peso che leggeva avidamente il programma delle corse.

«Salve», esclamò quando la salutai. «Non ci si vede da un bel pezzo. Come va la sua attività di presta-soldi?»

«Rende, rende», dissi.

Si mise a ridere. «È venuto qui per qualcosa in particolare?»

«No, semplicemente per prendere una boccata d’aria e magari fare anche qualche investimento.»

«Io invece ho appuntamento con un cliente.» Guardò l’orologio. «Però c’è ancora un po’ di tempo; giusto per mangiare un panino. Ci sta?»

Ci stetti, e andai a prendere due fette di pane dalla crosta mezza cruda, pallida e senza sapore con dentro una fetta sottilissima di carne bianca e insipida, il tutto dentro una scatoletta di cartone avvolta nel cellofan, per un prezzo che avrebbe fatto rabbrividire un nababbo.

Ursula mangiò il suo panino con evidente disgusto. «Una volta qui facevano sandwich appetitosi, due belle fette di pane cosparse di salsette appetitose con dentro ogni sorta di ben di Dio, e li mettevano tutti quanti su un bel vassoio, in bella mostra. Davvero non riesco ad abituarmi a tutta questa igiene, che diventa perfino ossessiva.» A dire il vero, nei tavoli intorno a noi c’erano avanzi di ogni genere… «Ogni forma del cosiddetto progresso è in realtà un passo che ci porta sempre più lontani dalla perfezione», disse, come sempre in tono dogmatico

Mi dichiarai completamente d’accordo e masticammo tristemente i sandwich.

«E i suoi affari, come vanno?» chiesi.

Si strinse nelle spalle. «Bene. Il meglio dei puledri di un anno gareggia ora, anche se tutti hanno grosse riserve, perché un puledro all’inizio costa moltissimo: la monta; il mantenimento della madre e del figlio, per non parlare delle parcelle dei veterinari o di tutti gli altri incidenti che possono sempre capitare. I miei clienti preferiscono tutto sommato puledri di secondo, terzo, o anche quarto rango e badi che da affari del genere sono usciti molti ottimi cavalli.» Mi venne da ridere a sentire quel modo di parlare da banditore. «Parlando di veterinari», intervenne. «Sa che l’omicidio di Pargetter è ancora senza il colpevole?»

Annuì, con aria triste. «Proprio la scorsa settimana parlavo con la moglie a Newmarket. Ci siamo incontrate per strada, e quasi non la riconoscevo: è la metà di quella che era prima, povera ragazza. Mi hanno detto che aveva chiesto alla polizia, e le avevano risposto che stavano ancora indagando, ma lei non ci credeva. Ormai



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