Il ritorno del profeta by Gilles Kepel

Il ritorno del profeta by Gilles Kepel

autore:Gilles Kepel [Kepel, Gilles]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Feltrinelli Editore
pubblicato: 2021-06-21T14:06:00+00:00


Intromissione del Qatar e contraddizioni di Israele

Il messaggio che intendeva trasmettere il canale satellitare qatariota era che, a dispetto dell’avversità e dell’impatto degli accordi di Abramo sulla causa palestinese, la resistenza militare ha e avrà le capacità di farvi fronte [mappa 12]. Malgrado il filo spinato che circonda l’enclave e la sorveglianza marittima (presentando la frontiera egiziana una certa porosità, a causa dei tunnel di contrabbando e della corruzione nei ranghi dell’esercito del Cairo), la guerriglia balistica che si è istituita nel corso degli anni, continuamente scandita da lanci di razzi e a cui si oppone la drammatica repressione israeliana che ha suscitato tante controversie internazionali, persisterà. L’economia politica di tale confronto è inevitabilmente vantaggiosa per Hamas, dicono i suoi detrattori. I momenti clou sono stati le operazioni “Piombo fuso” dal 27 dicembre 2008 al 18 gennaio 2009 – che ha causato 1400 morti palestinesi e 13 israeliani, ed è stata classificata come “crimine di guerra” in un rapporto dell’Onu – e “Margine di protezione”, dall’8 luglio al 26 agosto 2014, che portò il conflitto al suo culmine. Lanciata per ritorsione al rapimento e assassinio di tre adolescenti ebrei da parte di Hamas, questa offensiva sia aerea sia terrestre ha fatto 1500 morti palestinesi e 6 israeliani. Se la sproporzione tra i rispettivi numeri delle vittime ha infiammato la mobilitazione antisionista nelle università americane ed europee promossa a partire dal 2005 dal movimento Boicottaggio, disinvestimento e sanzioni (Bds), Hamas a sua volta ha subìto un calo di popolarità tra la popolazione locale che la accusa di aver scatenato il fulmine devastatore dello Tsahal con le sue provocazioni.

Inoltre, quest’ultimo confronto si era prodotto mentre lo sponsor iraniano aveva preso le distanze dal movimento islamista – sunnita e solidale con i ribelli siriani della stessa obbedienza che Hezbollah trucidava dal 2012. Quindi all’inizio di quell’anno la sede internazionale dell’ufficio politico di Hamas dovette traslocare da Damasco a Doha, mentre in febbraio Isma’il Haniyeh faceva nella moschea al-Azhar del Cairo una dichiarazione “salutando il popolo siriano che aspira alla libertà, alla democrazia e alla riforma”, e la folla dei fedeli, nel mese in cui i Fratelli musulmani egiziani cominciavano a esercitare il loro ascendente sulle rivolte nella valle del Nilo, scandiva “Né Iran, né Hezbollah! Siria islamica! Vattene, Bashar il boia!”. Il 23 ottobre di quello stesso anno l’allora sovrano qatariota, l’emiro Hamad bin Khalifa al-Thani, era stato il primo capo di Stato arabo a effettuare una visita ufficiale a Gaza. Arrivato dall’Egitto – presieduto al tempo dal Fratello musulmano Mohamed Morsi, eletto in luglio –, aveva sancito il suo sostegno a Hamas, a scapito dell’Olp di Mahmoud Abbas che spadroneggiava in Cisgiordania. L’asse della Fratellanza finanziato dall’emirato del gas e appoggiato sul Cairo islamista, su Tunisi controllata allora dal partito Ennahda, e Tripoli dalla Libia e da Ankara, riguadagnava il movimento islamista palestinese insieme all’insurrezione siriana. Ma il rovesciamento di Morsi da parte di una rivolta popolare sostenuta dallo stato maggiore dopo un anno di regno fallimentare, e poi la presa del



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