Il ritratto di Oscar Wilde by Oscar Wilde

Il ritratto di Oscar Wilde by Oscar Wilde

autore:Oscar Wilde [Wilde, Oscar]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2021-03-05T12:00:00+00:00


CAPITOLO XVI

Incominciava a cadere una pioggerella fredda, e i lampioni deformi avevano, nella nebbia umida, un’aria spettrale. I locali pubblici stavano chiudendo, e uomini e donne indistinguibili si riunivano in effimeri gruppi davanti alle porte. Dai bar venivano suoni di risa sgradevoli. Qua e là si udivano le voci strascicate e le grida degli ubriachi.

Adagiato nella carrozza, il cappello abbassato sulla fronte, Dorian Gray contemplava con occhi assenti le sordide vergogne della grande città, e ripeteva a se stesso di quando in quando le parole che gli aveva detto Lord Henry il primo giorno che s’erano visti: “Guarire lo spirito per mezzo dei sensi, e i sensi per mezzo dello spirito”. Sì, questo era il segreto. L’aveva sperimentato varie volte e lo avrebbe sperimentato tra poco. Esistono ritrovi dove si fuma l’oppio, e si può comprare l’oblio; covi infami dove si può distruggere la memoria dei vecchi peccati con la follia di peccati nuovi.

La luna spiccava bassa nel cielo, simile a un teschio giallo. Di quando in quando una grande nube informe l’attraversava con un lungo braccio, e la nascondeva. I fanali a gas si facevano sempre più rari, e le strade diventavano sempre più strette e tetre. A un certo punto il cocchiere smarrì la strada e dovette tornare indietro mezzo miglio. Il cavallo fumante si infangava nelle pozzanghere. Le finestre della carrozza erano appannate da un vapore grigiastro.

“Guarire l’anima per mezzo dei sensi, e i sensi per mezzo dell’anima!” Come risuonavano alle sue orecchie queste parole! L’anima sua, certo, era mortalmente malata. Veramente i sensi potevano guarirla? Era stato sparso sangue innocente. Quale sarebbe stata l’espiazione? Ah, non c’era espiazione immaginabile; ma se il perdono era vietato, tuttavia era ancora possibile dimenticare, ed egli era deciso a dimenticare, a seppellire l’accaduto, a schiacciarlo come si schiaccerebbe la serpe che ci ha morso. E poi, che diritto aveva Basil di parlargli in quel modo? Chi l’aveva eretto giudice degli altri? Aveva detto cose odiose, orrende, insopportabili.

E la carrozza se ne andava, se ne andava, ogni passo più lenta, gli pareva. Alzò il vetro, e gridò all’uomo di andare più in fretta. La orribile fame di oppio cominciava a morderlo. La gola gli bruciava, e le sue mani delicate si contraevano nervosamente. Come un pazzo, colpì il cavallo col bastone. Il cocchiere rise e frustò. Rise anche lui in risposta, ma l’uomo rimase silenzioso.

La via pareva interminabile, e le strade s’intrecciavano come la tela nera d’un mostruoso ragno. La monotonia divenne insopportabile, la nebbia infittiva; ed ebbe paura.

Passarono accanto a fornaci solitarie. La nebbia era più lieve, e poté discernere le strane fornaci dalla forma di bottiglia, con le lingue di fuoco che parevano ventagli color arancio. Mentre passavano, un cane abbaiò, e lontano nel buio pianse un gabbiano vagabondo. Il cavallo inciampò in una carreggiata, poi scartò da un lato, e cominciò a galoppare.

Qualche tempo dopo lasciarono la terra battuta, e sussultarono rumorosamente su una via mal lastricata. La maggior parte delle finestre era buia, ma di quando in quando ombre fantastiche si disegnavano contro le tende illuminate.



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