Il rosa Tiepolo by Roberto Calasso

Il rosa Tiepolo by Roberto Calasso

autore:Roberto Calasso [Calasso, Roberto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2021-03-03T23:00:00+00:00


Gli Orientali circolano ovunque nella pittura veneziana, sin dalle schiere ordinate di giocattoli a molla dipinti da Gentile Bellini. Ma gli antenati diretti degli Orientali di Tiepolo furono i Tre filosofi di Giorgione. Li ritroviamo nei personaggi maschili che frequentano l’altura degli Scherzi: il giovane geometra riccioluto negli efebi, il filosofo con turbante e quello con cappuccio nei vari Orientali. Anche il luogo è prefigurato in Giorgione: come avverrà con Tiepolo, i tre filosofi si trovano su un’altura da cui si intravede, in lontananza, un luogo abitato. Né mancano, dietro i tre filosofi, i tronchi sbiechi. Mentre incombe una rupe tenebrosa, un «sasso finto cusì mirabilmente» scrisse in quell’epoca Michiel. Il «sasso» occupava una vasta parte della tela prima che venisse tagliata. In Tiepolo sarà sostituito da intrichi di fronde e dal profilo di una piramide tronca.

Il capostipite degli Orientali – di Tiepolo ma anche di Giorgione – si incontra appena varcata la soglia del Duomo di Siena. Nello stupefacente pavimento a tarsie marmoree, che risale agli anni intorno al 1480, la prima figura che appare, l’unica maschile (tutte le altre sono fascinose, inquietanti ed eleganti Sibille), è un vecchio imponente, con lunga barba bianca, ampie vesti ed esotico copricapo, sotto il quale si legge un cartiglio: «HERMES MERCURIUS TRIMEGISTUS / CONTEMPORANEUS MOYSI». Con la mano destra Ermete Trismegisto regge un libro che sta offrendo a un personaggio inturbantato, il quale si china in segno di omaggio. Sulla pagina aperta si legge: «SUSCIPITE O LICTERAS ET LEGES EGIPTII», [171] «Accogliete le lettere e le leggi, o Egizi». In parallelo a Mosè, Ermete Trismegisto viene dunque presentato come il legislatore del popolo più venerando fra i pagani. La sua mano sinistra poggia su una tabella sostenuta da due Sfingi, dove si legge: «DEUS OMNIUM CREATOR / SECUM DEUM FECIT / VISIBILEM ET HUNC / FECIT PRIMUM ET SOLUM / QUO OBLECTATUS EST ET / VALDE AMAVIT PROPRIUM / FILIUM QUI APPELLATUR SANCTUM VERBUM»; «Dio creatore di tutte le cose fece da sé un dio visibile, primo e unico, nel quale si compiacque, e molto amò il proprio figlio, che viene chiamato Verbo Santo». La confluenza fra la più antica dottrina pagana e la rivelazione cristiana non potrebbe essere affermata in modo più risoluto. La mano sinistra di Ermete Trismegisto poggia sulla tabella dell’annuncio cristiano con tranquillità e familiarità, quasi Ermete ne fosse il guardiano e custode. [172] Negli stessi anni in cui veniva intarsiato il pavimento del Duomo di Siena, Pico della Mirandola effondeva su Ficino il suo entusiasmo per «i libri Caldei», dove – sosteneva – «quelle cose che sono errate e mutile fra i Greci si leggono integre e perfette». Di là da Platone, tornava a disegnarsi il profilo dell’anonimo Caldeo seduto accanto al suo letto di morte.



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