Il sangue di Caravaggio by Dino Falconio

Il sangue di Caravaggio by Dino Falconio

autore:Dino Falconio [Falconio, Dino]
La lingua: ita
Format: epub
editore: SEM
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


XVIII

“Ogni uomo ha un prezzo” commentò fra Ippolito mentre passeggiava per raggiungere la via dei mercanti insieme a Caravaggio e andare a far visita al gesuita Bartolo Guarino. “Voi stesso l’avete pagato, caro Merisi. È il medesimo procedimento che adottiamo per liberare i nostri correligionari caduti in mano islamica e ridotti in schiavitù. Avete sentito mai parlare del riscatto dei captivi?”

“Che intendete? A cosa vi riferite? Io non ho sborsato alcun denaro” rispose risentito il pittore.

“Mettiamola così: noi cristiani usiamo i prigionieri mussulmani in condizioni di schiavitù per remare nelle nostre galee o per compiere lavori pesanti altrove. Anche gli ottomani impiegano i cristiani nello schiavismo, ma per loro sono principalmente una fonte di scambio finanziario. Praticamente ce li rivendono. Quando il prigioniero è di famiglia nobile e agiata, intervengono i parenti e saldano direttamente il prezzo del riscatto. Se lo schiavo ha origini povere, invece, può confidare solo nelle Compagnie del Riscatto o nei Monti per il Riscatto come quello che Wignacourt ha fondato qui a Malta. Ovviamente oltre alle ragioni umanitarie questi enti sono mossi dalle congrue provvigioni di intermediazione. Ma questo è un altro discorso…”

“Perdonatemi, venerabile Cavaliere, ma continuo a non seguirvi” lo interruppe ancora Caravaggio.

“Li vedi quegli schiavi?” domandò Malaspina indicando uomini in catene che stavano in piedi in una piazza. “Tra breve riacquisteranno la libertà perché per loro è stato versato un prezzo: 100, 200, 250 ducati, 300, 400 talleri e così via. Lo schema è identico a quello della corruzione. C’è un limite sotto il quale l’uomo non si vende, ma appena lo si oltrepassa ogni uomo può essere comprato. Wignacourt passa per un rigoroso governante, che applica leggi e regole senza guardare in faccia a nessuno. È stato lui all’inizio del suo magistero a stringere le maglie per impedire l’ingresso di nuovi cavalieri magistrali nel nostro Ordine.”

Il discorso era ancora nebuloso, ma qualcosa si cominciava a capire, per cui Caravaggio si rabbuiò e ebbe un eccesso di salivazione, in seguito al quale deglutì e chiese: “Mi volete forse dire che il nostro progetto di accedere al Cavalierato per me non è possibile?”.

“No, state correndo troppo. Non ho detto questo. Anzi. La situazione, è vero, non è semplice, ma si sono verificate tutte congiunzioni a vostro favore. La vostra forza” e fra Ippolito gli strinse le mani, “sta in queste vostre dita. Vedete, il percorso della vostra nomina a Cavaliere ha, ma forse dovrei dire aveva, due ostacoli: uno è la restrizione nelle nomine voluta proprio dal Gran Maestro, l’altro sta nel delitto che avete commesso. Voi avete ucciso un uomo e questa circostanza secondo i nostri Statuti non consente a nessuno di accedere all’Ordine di San Giovanni.”

“Ma allora, se sapevate tutto ciò, perché mi avete illuso?” si sfogò il pittore ritirando le mani sui fianchi.

“Non traete conclusioni affrettate e abbiate la pazienza di ascoltarmi. I due ostacoli possono essere rimossi con l’autorizzazione del Papa, richiesta che il Gran Maestro ha già promosso facendola perorare da nostri influenti diplomatici presso la Santa Sede. E abbiamo ottime aspettative anche per le notizie ufficiose che già ci anticipano l’accoglimento.



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