Il serpente piumato by Lawrence David Herbert

Il serpente piumato by Lawrence David Herbert

autore:Lawrence David Herbert
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 88-7983-903-9
editore: Newton Compton editori s.r.l.
pubblicato: 2011-11-08T16:00:00+00:00


15. Gli Inni scritti di Quetzalcoatl

L'umore della luce elettrica, a Sayula, era alquanto incostante, come del resto ogni altra cosa. Accadeva di vederla arrivare verso le sei e mezzo della sera e durava coraggiosamente fino alle dieci, quando all'improvviso il villaggio sprofondava nell'oscurità con uno scricchiolio; era tuttavia più facile che decidesse di non funzionare prima delle sette o delle sette e mezza, magari delle otto, capace persino di sorprendere a metà del pranzo o mentre si stava scrivendo una lettera, proiettando addosso la nera notte messicana, con un tonfo. Correvano tutti, allora, alla caccia cieca dei fiammiferi, o di una candela, fra un rincorrersi di voci affannate e allarmate. E la luce elettrica, come un qualcosa di ferito, ritornava, con un bagliore sinistro e rossastro, ad ardere nei globi, tentando di resuscitare. Tutti trattenevano il respiro. Veniva o non veniva? A volte se ne andava per sempre, altre volte, ripreso fiato, tornava a splendere fiocamente, ma meglio di nulla.

Non c'era che da rassegnarsi, era cominciata la stagione delle piogge. Veniva a mancare ogni sera. E Kate andava a sedersi davanti a una esausta, tremolante fiamma di candela, mentre nel patio si profilavano forme oscure alla luce azzurra dei lampi. Si intravvedevano figure che scivolavano rapide e furtive verso Juana.

Una di queste sere Kate sedeva sulla veranda, e scrutava nel profondo buio della notte. Una candela ardeva nel salone deserto. Ogni tanto, al bagliore azzurro dei lampi, si vedevano gli oleandri e i papayas del giardino. I lampi ricadevano con un tuffo silenzioso nell'oscurità di pece. Lontano, il fragore dei tuoni, di temporali che si aggiravano come giaguari affamati attorno al lago.

Più volte Kate sentì cigolare il cancello. Scricchiolavano dei passi sulla ghiaia, qualcuno la salutava dal viale attraversando il patio verso la dimora di Juana, dove, oltre il buco inferriato della finestra, ardeva la fioca fiamma di un lucignolo a olio. Si udiva anche un monotono suono sommesso, come una voce recitante o che leggeva. Sotto il soffio del vento, mentre il fulmine lampeggiava come un uccello azzurro fra le piante, arrivavano gli acuti tonfi delle cuentas che cadevano giù dall'albero, fuori della porta.

Kate era inquieta, come persa. Avvertiva che stava per succedere qualcosa di misterioso nell'angolo buio della servitù. Le sembrava di naufragare, isolata sulla veranda.

Dopotutto era casa sua, aveva anche diritto di sapere cosa stesse facendo la servitù. Si alzò dalla sedia a dondolo, scese dalla veranda, girò il promontorio della sala da pranzo, le cui porte erano già sbarrate.

Nell'angolo lontano, oltre il pozzo, intravvide un gruppo seduto a terra, sulla soglia della cucina di Juana. Dall'angusto recesso proveniva il chiarore della tremula lampada a olio, e una voce lenta e sommessa. Tutti i visi erano rivolti verso quel fioco chiarore, le donne incappucciate nei loro oscuri rebozos, gli uomini con i cappelli calati sulla testa e le serapes sulle spalle.

Al sopraggiungere di Kate, tutti si girarono verso di lei, e qualcuno farfugliò una parola d'allarme. Juana si alzò in piedi con fatica.

«Ah, è la Niña», disse. «Venite, Niña, povera innocente sola al buio.



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