Il silenzio degli occhi by Giovanni Ricciardi

Il silenzio degli occhi by Giovanni Ricciardi

autore:Giovanni Ricciardi [Ricciardi, Giovanni]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: none
pubblicato: 2012-01-30T03:34:17+00:00


«Ottavio, ascoltami bene: se stasera manchi alla recita di Gisella, prima te la vedi con lei, e poi con me» .

«La recita è cominciata da un pezzo. Ma non preoccuparti, non voglio perdermela per nessun motivo» .

«Ah, un'altra cosa. Maria ti aspettava, ieri sera. Dice che doveva dirti una cosa importante. È

andata a letto tardissimo. Non so cosa volesse» .

La seconda colazione fu rituale e lunghissima. Gli occhi mi si chiudevano mentre sfogliavo meccanicamente le pagine del «Messaggero», seduto al bar, sorseggiando un caffè doppio. Ma quando arrivai alla cronaca di Roma, il cornetto alla crema di Cottini si fermò a metà tra bocca e stomaco .

Notizie brevi: "Omicidio ai Parioli. Assassinato dipendente d'ambasciata". Il delitto, avvenuto nei giorni scorsi, è stato scoperto sabato notte grazie alle telefonate dei vicini di casa, allarmati dall'odore che proveniva dall'appartamento della vittima, nel quartiere Parioli». Ma a colpirmi fu soprattutto il trafiletto che veniva subito dopo: «"Banda dei suv. La Polizia sulle tracce di un giovane catalano". Uno studente di architettura catalano, 23 anni, in Erasmus a Roma, è sospettato di essere la mente di un gruppo anarco-insurrezio-nalista che la Polizia considera coinvolto nel taglio delle gomme dei suv ai Parioli della passata settimana. Dalle ultime indiscrezioni il giovane sarebbe attualmente rifugiato all'estero» .

La disposizione dei due articoletti non poteva essere casuale e il messaggio, fin troppo chiaro, sempre lo stesso: ricordati che lavori per noi, e stai attento che ti possiamo ricattare. Più che i servizi del «Messaggero», era «Il Messaggero» dei Servizi. Ma il gioco di parole non fu ester-nato e rimase a snebbiarsi nella testa appesantita, finché la mia attenzione non fu attirata dal sentore di una presenza familiare .

Sui vetri esterni del bar, che cominciava ad animarsi, mentre sonno e pensieri combattevano tra loro, udivo un ticchettio insistente. Alzai gli occhi dal giornale. Le dita grassocce dell'avvocato Galloni continuavano a tamburellare senza sosta, ritmando il tempo in sorridente attesa. Gli feci cenno di entrare. Lui armeggiò per sistemare alla meglio il guinzaglio del suo cane cieco al gan-cio del dog parking, tranquillizzandolo a carezze per fargli capire che non lo avrebbe abbandonato lì. Poi si diresse alla cassa, mi indicò al gestore, tirò fuori il portafoglio e alla fine sedette, preoccupandosi che Socrate rimanesse bene nel suo campo visivo. Lo salutò, da dietro il vetro, con un magico picchiettio in codice, a cui il cane rispose abbaiando e accucciandosi col muso sulle zampe .

«Lei e il suo Socrate v'intendete alla perfezione, avvocato» .

«Certo. Mi sente e in un certo modo, starei per dire, mi vede. Si accorge sempre di tutto, prima e meglio di me. La cecità conosce vie segrete, commissario, paradossali e sorprendenti. Al contrario, io, che di lui sarei la guida, mi rendo conto ogni giorno di più che la mia vera condizione è, come del resto norma vorrebbe in questo genere di coppie, assai più vicina alla sua di quanto non credessi. Ambisco quasi allo scambio, ovvero al ripristino dei ruoli. L'uomo cieco, il cane guida. Credo che finirei per guadagnarci.



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