Il terzo uomo by Graham Greene

Il terzo uomo by Graham Greene

autore:Graham Greene [Greene, Graham]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Sellerio Editore
pubblicato: 2022-09-20T22:00:00+00:00


Capitolo X

Dal momento in cui seppi che Martins non aveva ripreso l’aereo per tornarsene a casa feci sorvegliare con cura ogni suo movimento. Era stato visto con Kurtz e allo Josefstadt Theater; sapevo della sua visita al dottor Winkler e al colonnello Cooler, e del suo primo ritorno all’appartamento di Harry. Per qualche motivo il mio informatore aveva perso le sue tracce tra la visita a Cooler e quella ad Anna Schmidt; mi riferì che Martins aveva vagato a lungo, e ne concludemmo entrambi che avesse voluto seminare chi lo stava pedinando. Cercai di raggiungerlo all’albergo, ma non feci in tempo.

Le cose prendevano una piega inquietante, e mi sembrò venuto il momento di un secondo colloquio. Martins aveva molte cose da spiegarmi.

Misi fra noi un’ampia scrivania e gli diedi una sigaretta. Lo trovai irritato ma, entro certi limiti, disposto a parlare. Gli chiesi di Kurtz, e le sue risposte mi sembrarono soddisfacenti. Gli chiesi poi di Anna Schmidt e dalla risposta mi sembrò di capire che fosse stato da lei dopo aver fatto visita al colonnello Cooler, il che riempiva una delle nostre lacune. Portai la conversazione sul dottor Winkler, e qui rispose con prontezza accettabile.

«Si è dato un bel po’ da fare» dissi. «E sul suo amico è saltato fuori qualcosa?».

«Come no» disse. «Ce l’avevate sotto il naso ma non l’avete capito».

«Che cosa?».

«Che è stato ucciso».

Questo mi colse di sorpresa: c’era stato un momento in cui avevo considerato l’ipotesi del suicidio, ma l’avevo scartata.

«Continui» dissi. Cercava di eliminare dal suo racconto qualunque allusione a Koch, limitandosi ad accennare a un testimone che aveva visto l’incidente. La storia ne usciva piuttosto confusa, e in un primo momento non riuscii ad afferrare perché Martins desse così grande importanza al terzo uomo.

«Non è venuto a deporre, e gli altri hanno mentito per coprirlo».

«Ma neanche il suo uomo si è fatto vivo; non vedo che importanza possa avere. Se è stata veramente una disgrazia, tutti gli elementi li abbiamo già. Perché mettere nei pasticci quell’altro? Forse sua moglie pensava che fosse fuori città; forse era un ufficiale allontanatosi senza permesso; ce ne sono che vengono a Vienna senza autorizzazione da posti come Klagenfurt... I piaceri della grande città: per quello che valgono».

«C’è in ballo molto di più. L’ometto che me ne ha parlato è stato ucciso. Capisce, è chiaro che non sapevano cos’altro aveva visto».

«Finalmente ci siamo» dissi io. «Lei mi sta parlando di Koch».

«Sì».

«Per quanto ne sappiamo noi, lei è l’ultima persona che l’ha visto vivo». E qui lo interrogai, come ho già scritto, per accertarmi se quel qualcuno che l’aveva seguito fino da Koch era stato più dritto del mio informatore ed era riuscito a non farsi notare. «La polizia austriaca non vede l’ora di affibbiarle il delitto» gli dissi. «Frau Koch gli ha detto che suo marito, dopo la sua visita, era preoccupato. C’era qualcun altro che lo sapeva?».

«L’ho detto a Cooler. Può anche darsi che dopo la mia partenza lui abbia telefonato a qualcuno raccontandogli tutto... già, al terzo uomo.



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