Il timpano dell'occhio by Gianfranco Bettetini

Il timpano dell'occhio by Gianfranco Bettetini

autore:Gianfranco Bettetini [Bettetini, Gianfranco]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Psychology, General
ISBN: 9788858763308
Google: TtigDQAAQBAJ
editore: Giunti
pubblicato: 2014-11-05T23:00:00+00:00


6. LE ONDE E I LORO PRODOTTI. LA FRUIZIONE

Nella prefazione e nella prima parte del capitolo 1 ci siamo soffermati su alcune caratteristiche fisicamente qualificanti tanto le onde sonore, quanto quelle coinvolte nella luce e, quindi, nel visivo. Esistono, ovviamente, differenze sensibili e radicali fra i due ambiti, ma questo non ci impedisce di individuarvi, almeno nella forma del tentativo di ricerca, anche situazioni di parallelismo, di specularità più o meno accentuata. E una eventuale similitudine al livello dell’origine e dei comportamenti dei materiali non significanti che costruiscono i piani dell’espressione dell’audiovisivo può indubbiamente costituire un esplicito invito a considerarne la funzione comunicativa come radicata in una dimensione globale, riferita simultaneamente a tutte le componenti del testo.

Poiché non intendiamo svolgere un trattato scientifico sulle onde e sulle loro caratteristiche, ci limiteremo a elencarne alcune tipologie e a individuarvi situazioni di possibili interscambi, di effettive delocalizzazioni: per questo, non faremo tanto riferimento a trattati di ottica o di acustica, quanto alla ponderata sintesi offerta alla voce “onda” dal già citato Vocabolario della Lingua Italiana, edito dall’Istituto della Enciclopedia Italiana, fondata da Giovanni Treccani.

L’onda, dunque, ha una sua lunghezza (“distanza tra due massimi successivi della grandezza che oscilla”) quando è periodica e regolare e un suo periodo (“l’intervallo di tempo tra il passaggio in uno stesso punto di due massimi successivi”). L’inverso del periodo è la frequenza, mentre “la differenza fra il valore massimo e il valore minimo della grandezza che oscilla viene definita ampiezza”.

Quando il valore della frequenza si colloca fra i 16 e i 20.000 Hz, ci troviamo nell’ambito della produzione di sensazioni acustiche, nello spazio di vibrazioni prodotte da sorgenti sonore. Queste onde sonore sono elastiche e longitudinali, tenendo conto soprattutto, nella differenziazione, delle “caratteristiche del mezzo in cui si propagano”. Le onde relative all’irradiazione luminosa, invece, possono essere, e quasi sempre lo sono, anche trasversali, nel senso che “le particelle del mezzo oscillano in direzione normale” rispetto alla direzione nella quale la stessa onda si propaga. Avremo così un “suono puro” quando lo spostamento della particella è “una funzione sinusoidale del tempo” e un suono non-puro, o composto, quando si manifesta come la “sovrapposizione di più suoni armonici”: in questo caso, la frequenza sarà “multipla… del suono puro di frequenza più bassa”, che viene definito “suono fondamentale” o “primo armonico”.

Ma anche la luce può conseguire una dimensione pura (o “monocromatica”, ovviamente in opposizione a quella “policromatica”). E qui entriamo in un campo di affinità fra i due piani espressivi: un’affinità ormai evidentemente motivata da radici tecnico-materiali.

Viene considerata, ad esempio, come pressione sonora la differenza fra la pressione istantanea e la pressione media del fluido “in assenza di onde sonore”; nella prospettiva visiva, un caso analogo si verifica quando si manifesta un passaggio dal buio verso la luce o, viceversa, dall’immagine luminosa al buio.

L’altezza di un suono può essere contrassegnata dalla frequenza maggiore implicatavi (“suoni alti, acuti”) o da quella minore (“suoni bassi, gravi”); nella prospettiva visiva, ci possiamo trovare di fronte a episodi concordanti o, comunque, simili, quando



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