Il Trono Di Spade by Martin George

Il Trono Di Spade by Martin George

autore:Martin George [Martin, George R.R.]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-04-29T22:00:00+00:00


«Caruccia» disse una voce di donna. Chi aveva parlato di femminile aveva poco. Alta e snella, aveva la medesima faccia ostile degli altri e i capelli nascosti sotto un elmo a calotta. Impugnava un lancia lunga otto piedi, di scuro legno di quercia munito di una punta di ferro arrugginito.

«Vediamola un po'» disse l'uomo grosso e calvo.

Bran lo guardò pieno di timore. I vestiti dell'uomo erano luridi, stracciati al punto da cadere a brandelli, con toppe marroni, verdi, blu, il tutto sbiadito a una sfumatura grigio sporco. Un tempo, però, il suo mantello doveva essere stato nero. E anche l'altro uomo, quello con la barba spelacchiata, indossava cenci neri. Bran d'improvviso si ricordò del condannato a morte che suo padre aveva decapitato il giorno in cui avevano trovato i cuccioli di meta-lupo. Anche quell'uomo indossava abiti neri, e suo padre aveva detto che si trattava di un disertore dei Guardiani della notte. «Nessuno è più pericoloso di un disertore» aveva aggiunto lord Eddard. «Nel momento in cui voltano le spalle al loro dovere, questi uomini sono consapevoli che se saranno catturati la loro vita non avrà alcun valore. Per questo non si tirano indietro di fronte al crimine, neppure il più atroce.»

«Il fermaglio, ragazzino.» L'uomo calvo allungò una mano.

«Prendiamo anche il cavallo» disse un'altra donna dalla faccia larga, i capelli biondastri, più bassa di Robb. «Vieni giù. E in fretta.» Dalla manica le scivolò in mano un coltello con la lama seghettata.

«No. Non posso...» disse Bran d'impulso.

L'uomo grande e grosso afferrò le redini prima che Bran potesse pensare a far voltare Danzatrice e fuggire al galoppo. «Ma sì che puoi, signorino. E lo farai... se capisci come vai a finire.»

«Stiv, guarda com'è legato sulla sella, guarda tutte quelle cinghie.» La donna alta indicò con la lancia. «Forse sta dicendo la verità.»

«Cinghie, sì?» Da un fodero che portava al fianco, Stiv estrasse una daga. «Mai state un problema.»

«Cos'è che sei?» chiese la donna bassa. «Una specie di storpio?»

Bran s'infuriò. «Sono Brandon Stark, di Grande Inverno, e se non volete finire male, farete bene a lasciarmi andare.»

«Ma certo che il ragazzo è uno Stark.» L'uomo dalla barba spelacchiata gli rise in faccia. «Solo uno Stark può essere tanto stupido da minacciare là dove qualcuno meno stupido implora.»

«Tagliagli via il cazzetto e ficcaglielo in gola» suggerì la donna bassa. «Così sta zitto.»

«Sei cretina quanto sei brutta, Hali» la rimbeccò quella alta. «Da morto, il ragazzo non vale niente, ma da vivo... Maledetti gli dei! Ma ci pensi cosa ci paga Mance se gli diamo in ostaggio qualcuno del sangue di Benjen Stark?»

«Alla malora Mance» imprecò l'uomo grande e grosso. «Vuoi tornarci, là, Osha? E allora sei più cretina di Hali. Ti credi che ai fantasmi pallidi gli importa se abbiamo un ostaggio?» Si voltò verso Bran e recise la cinghia attorno alla sua coscia. Il cuoio si lacerò con un suono simile a un sospiro.

Era stato un colpo secco, distratto, che era andato a mordere in profondità. Bran abbassò lo sguardo. Nel punto



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