Il trucco e l'anima by Angelo Maria Ripellino

Il trucco e l'anima by Angelo Maria Ripellino

autore:Angelo Maria Ripellino [Ripellino, Angelo Maria]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EINAUDI


5.

Al Primo Studio, Vachtàngov fu il piú ardente sostenitore del «sistema»29. Assimilava con avidità minuziosa le proposizioni di Stanislavskij e se ne faceva ermenèuta presso i compagni. Era cosí infatuato di quei corollari, da riprendere Suler e lo stesso Stanislavskij, se divagavano30. Ligio alle formule del naturalismo piú angusto, agguagliava la recitazione a un’analisi psicologica, a un grafico dei soprassalti e dei crampi dell’anima. Le sue postille di quegli anni rivelano un esagerato rispetto per Stanislavskij e ripetono pedissequamente le teorie del maestro.

Disconosceva le appariscenze a tal punto da scrivere: «Espellere dal teatro il teatro. Dal dramma l’attore. Bandire il trucco, il costume» (12 aprile 1911)31. La sua manía del ricalco sfiorava il ridicolo. Perché un attore esprimesse, ad esempio, che una bevanda era amara, riteneva opportuno spalmare di china l’orlo del suo bicchiere32. Cosí un giorno i seguaci polacchi di Vachtàngov, al Teatro Reduta, verseranno autentico caffè nelle tazze, con la speranza che il pubblico ne percepisca l’aroma33.

Come per Suler, per lui non c’era nulla al di fuori del teatro. Prove, piccole parti, scene d’insieme, altre prove, e soprattutto esercizi, di notte, sulle virtú del «sistema». Continua liturgía del «sistema», – «sistema», e lezioni in circoli, in scuole, per diffondere il verbo di Stanislavskij. Non è da stupire se un giorno la moglie, senza dir niente a nessuno, senza prender congedo, fuggí esasperata dalle sue assenze, lasciandogli questo biglietto: «Odio Stanislavskij, odio il “sistema”, ti odio»34.

La disciplina e la dedizione di Vachtàngov rasentano il fanatismo dello scolaro saccente. In una lettera a Suler (27 marzo 1913) egli accusa Bolesławski di comportarsi alle prove di Hauptmann in maniera frivola e irrispettosa, turbando le «riviviscenze» degli altri35. Konstantín Sergèevič non avrebbe potuto sognare un allievo piú fervido e piú zelante. Eppure già allora, sotto la smoderata sommissione, maturava il seme dell’eresía. È indicativo che Suler, sin dall’inizio, intuendo che Vachtàngov strozzava nella regola del Primo Studio la sua volontà di teatralismo, gli dicesse: «Voi un giorno sarete al Malyj»36.

La lettura dei suoi taccuini ci mostra che egli agognava di verificare i teoremi di Stanislavskij in un proprio Studio. Come se il seminario di Suler non gli permettesse abbastanza di approfondire il «sistema», «di completarlo, o di toglierne la menzogna»37. E perciò, quando alcuni studenti, che avevano apprezzato il suo Hauptmann, lo invitarono a dirigere il loro Studio drammatico, formatosi nel novembre del ’13, egli accettò di buon grado l’offerta, sperando di trovarvi quell’autonomía di ricerca, che non gli era concessa nel Primo Studio. Da questo timido embrione di dilettanti sarebbe nato nel settembre 1920 il Terzo Studio, il futuro Teatro Vachtàngov38.

Avidi di cultura, solléciti d’un teatro etico, sdegnosi del «cabotinage», i catecúmeni di questa assemblea studentesca anelavano di approssimarsi ai «misteri» di Stanislavskij attraverso il suo profeta Vachtàngov. S’erano scelti per il debutto un modesto lavoro di Zàjcev, Usad´ba Laninych (La tenuta dei Lanin), i cui toni arieggiavano le «atmosfere» čechoviane, risuscitando l’odore inebriante di Čàjka. Benché la commedia non gli piacesse, Vachtàngov si arrese al loro entusiasmo. Ne risultò una rassegna di «riviviscenze», una recita senza corteccia, una sorta di omelía dialogata.



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