Il Ventaglio by Carlo Goldoni

Il Ventaglio by Carlo Goldoni

autore:Carlo Goldoni [Goldoni, Carlo]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2012-04-23T18:59:48+00:00


ATTO TERZO

SCENA PRIMA

Muta sino alla sortita del CONTE e del BARONE . — CRESPINO esce dalla bottega con del pane, del formaggio, un piatto con qualche cosa da mangiare, ed un boccale vuoto. Si fa luogo al suo banchetto per desinare. TOGNINO dal palazzino con la scopa in mano corre alla speziaria ed entra. Crespino si mette a tagliare il pane, sempre senza parlare. CORONATO dall’osteria con SCAVEZZO , che porta una barila in spalla, simile a quella che ha portato al Conte. Coronato passa davanti a Crespino, lo guarda e ride, Crespino lo guarda e freme. Coronato ridendo passa oltre, e va per la stessa scena ove ha portato la prima barila. Crespino guarda dietro a Coronato che parte e, quando non lo vede più, seguita le sue faccende. Tognino, dalla speziaria, viene a spazzare i vetri delle caraffe rotte.

TIMOTEO , correndo dalla speziaria , passa al palazzino con sottocoppe e caraffe, ed entra. Tognino spazza, Crespino prende il suo boccale e va pian piano e malenconico all’osteria, ed entra. Tognino spazza. SUSANNA esce di bottega, accomoda la sua mostra, poi si mette a sedere e lavorare. Tognino va in casa, e serra la porta. Crespino esce dall’osteria col boccale pieno di vino, e ridendo guarda il ventaglio che ha sotto la gabbana, per consolarsi da sé, ma per farlo vedere al popolo; e va al suo banchetto e mette il boccale in terra. GIANNINA esce di casa, siede e si mette a filare. Crespino si mette a sedere; fa vedere a tirar fuori il ventaglio, e lo nasconde ridendo sotto il curame, e si mette a mangiare. Coronato solo torna dalla stessa strada. Passa davanti a Crespino e ride. Crespino mangia e ride. Coronato alla porta dell’osteria mangia, ride ed entra. Crespino tira fuori il ventaglio, lo guarda e ride, poi lo rimette, poi seguita a mangiare e bere ( Qui termina la scena muta). — Il CONTE

e il BARONE escono dal palazzo.

CONTE No, amico, scusatemi, non vi potete doler di niente.

BARONE Vi assicuro che non ho nemmeno ragione di lodarmi.

CONTE Se la signora Candida si è trovata male, è un accidente, vi vuol pazienza. Sapete che le donne sono soggette ai vapori, agli affetti sterili.

BARONE Sterili? Isterici vorrete dire…

CONTE Sì, isterici, isterici come volete. In somma, se non vi ha fatto tutta l’accoglienza, non è colpa sua, è colpa della malattia.

BARONE Ma quando siamo entrati, non era ammalata, e appena mi ha veduto si è ritirata nella sua camera.

CONTE Perché si sentiva il cominciamento del male.

BARONE Avete osservato la signora Geltruda, quando è sortita dalla camera della nipote, con che premura, con che ammirazione leggeva alcuni fogli che parevano de’ viglietti?

CONTE È una donna che ha degli affari assai. Saranno viglietti arrivati allora di fresco.

BARONE No, erano viglietti vecchi. Ci scommetto, ch’è qualche cosa che ha trovato o sul tavolino, o indosso della signora Candida.

CONTE Siete curioso, collega mio, siete caro, siete particolare. Cosa vi andate voi immaginando?

BARONE M’immagino quel che potrebbe essere. Ho sospetto che vi sia dell’intelligenza fra la signora Candida, ed Evaristo.



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