Iliade by Omero

Iliade by Omero

autore:Omero
La lingua: ita
Format: azw3, epub, mobi
editore: Garzanti Libri
pubblicato: 2011-03-02T23:00:00+00:00


LIBRO XIV

Non sfuggiva a Nestore quel gridare, pur assorto com’era a bere, e al figlio di Asclepio rivolgeva parole: «Vedi un po’, Macaone, cosa c’è qui da fare! Senti! Va crescendo presso le navi l’urlo di guerra dei giovani robusti. Via, tu resta per ora seduto a bere il rosso vino, in attesa che Ecamede ti prepari un bagno caldo e ti lavi dalle ferite i grumi di sangue! Intanto io vado subito alla vedetta, voglio sapere.»

Così diceva, e prese il forte scudo del suo figliolo. L’aveva lasciato lì a terra, nella baracca, Trasimede domatore di cavalli, e risplendeva tutto di bronzo. Lui portava quello di suo padre. Afferrò poi una robusta lancia dalla punta di bronzo: ed era appena fuori dalla capanna, che si fermò. Ecco, vide di colpo uno spettacolo sconcio: gli uni travolti in fuga, e gli altri a dargli addosso alle spalle: i Troiani, sì, baldanzosi. Era crollato il muro degli Achei!

Come quando s’incupisce la vasta distesa del mare in onde morte, nel presentire le violente corse degli striduli venti, senza risolversi, e non rotola in cavalloni né da una parte né dall’altra, finché una raffica decisa cala giù da Zeus: così era agitato e incerto dentro di sé il vecchio. Non sapeva se andar tra la calca dei Danai o dall’Atride Agamennone, pastore di popoli.

Questa gli parve, a pensarci, la cosa migliore: recarsi dall’Atride. E intanto loro là si trucidavano a vicenda, nella lotta: risonava, addosso, il duro bronzo, all’urto delle spade e delle lance a due punte. Ed ecco s’incontrarono con Nestore i re discendenti di Zeus: venivano dalle loro navi, erano tutti feriti, tanto il Tidide che Odisseo e l’Atride Agamennone.

Molto distanti dal luogo della battaglia stavano in secco le loro navi, proprio in riva al mare biancheggiante. Le prime, bisogna chiarire, le avevano tratte ben dentro il piano, e a loro difesa, vicino alle poppe, avevano costruito il muro. Il lido, è vero, era largo, ma non poteva contenere tutte le imbarcazioni: i guerrieri ci stavano stretti. Perciò le avevano disposte in più file, e avevano così riempito l’ampia insenatura dell’intera spiaggia, racchiusa dai due promontori.306

Pertanto erano impazienti là, i re, di osservare il tumulto e la battaglia. Si appoggiavano all’asta, movendosi, passo passo, insieme: avevano la tristezza in cuore. Ed ecco che in loro s’imbatté il vecchio Nestore, e li mise in allarme.

Subito gli parlava Agamennone sovrano: «O Nestore, figlio di Neleo, grande gloria degli Achei, come mai hai lasciato il campo e le stragi, e sei qua? Ah, ho paura, sì, che il gagliardo Ettore mi mantenga la sua parola! Minacciava, uno di questi giorni, parlando in mezzo ai Troiani, di non far ritorno in Ilio dalle navi, prima di averle incendiate e di aver massacrato i combattenti. Così lui proclamava: e ora, vedo, tutto si avvera. Ahimè, non ho più dubbi, anche gli altri Achei covano in segreto del rancore contro di me, come fa Achille, e non hanno voglia di battersi presso le poppe delle navi.»

Gli rispondeva allora



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