In gamba, Donald Lam! by A.A. Fair

In gamba, Donald Lam! by A.A. Fair

autore:A.A. Fair
La lingua: ita
Format: azw3, epub
Tags: Giallo
editore: MONDADORI
pubblicato: 0101-01-01T00:00:00+00:00


7

L'INDOMANI mattina, mi feci servire un'abbondante prima colazione: succo di frutta, uova al lardo, ciambelle calde e una cuccuma di caffè. Ci tenevo a rifocillarmi bene, perché non sapevo quando avrei potuto mangiare di nuovo.

La Happy Daze Camera Company apriva alle nove, e alle nove e un minuto varcavo la soglia del negozio. Il padrone mi venne incontro e mi salutò rispettosamente.

— Mortificato — disse. — Sono Takahashi Kisarazu. Mortificato, signor Lam. Apparentemente, qualcuno ha aperto la busta che avevate comprato e ha gettato sotto il banco una parte del suo contenuto. Vi prego ancora una volta di scusarmi.

Sorrise e s'inchinò, ripetendo questa operazione parecchie volte.

— Ne riparleremo fra un momento — replicai. — Dov'è il vostro aiutante?

Kisarazu m'indicò l'altro giapponese che stava sistemando in una vetrina alcune macchine fotografiche.

— Chiamatelo!

Il padrone emise alcuni suoni gutturali e l'altro accorse.

Appena mi fu davanti, cavai dal portafogli le due foto di Evelyn Ellis e gliele mostrai.

— Conoscete questa ragazza?

Musogiallo abbassò gli occhi raggrinziti e studiò a lungo i due cartoncini. Troppo a lungo.

Nel voltare la testa, notai che Kisarazu lo guardava con aria complice.

— Ho fatte “io” queste foto — dichiarò infine il padrone.

— Che scoperta! C'è la vostra firma sotto la fotografia e il timbro della ditta sul rovescio. Perciò, voi dovete conoscere per forza questa ragazza.

— Sì — ammise lui. — Sono fotografie pubblicitarie. Ho lo studio nel retrobottega. Sono uno specialista. Volete vederlo?

— Se conoscete questa ragazza, dovete sapere anche il suo indirizzo.

— L'ho nel mio archivio. Posso chiedervi il motivo di queste domande?

Senza rispondergli, mi voltai verso l'altro Musogiallo.

— Ieri, mentre compravo la macchina fotografica — dissi — c'era una donna davanti al vostro banco. Era quella della foto?

Il commesso restò un momento immobile, senza batter ciglio, con gli occhi fissi su Kisarazu. Poi scosse il capo.

— No. Non era questa ragazza.

— Conoscete per caso quella cliente? L'avevate già vista altre volte?

— Desolato, no. Ha esaminato una macchina fotografica, dopo di che se ne è andata senza comprar nulla.

— Quanto tempo è rimasta qui, dopo che sono uscito?

— Se n'è andata un attimo dopo di voi.

Feci un passo verso Kisarazu.

— Ho l'impressione — ringhiai — che questa vostra bottega sia piena di segreti, e vi do la mia parola d'onore che…

A un tratto, il giapponese guardò dietro di me, e il suo sorriso parve raggelarsi.

Mi voltai.

— Benone, mezza cartuccia — dichiarò Sellers. — Questa volta, vi abbiamo beccato.

Il sergente era accompagnato da un tizio in borghese, ma bastava guardarlo in faccia per capire qual era il suo mestiere.

— Donald — proseguì il sergente — ora verrete con noi. Siete atteso alla Centrale di polizia. Vi avverto subito che dovrete rispondere a un bel numero di domande.

— Di che cosa sono accusato?

— Di furto, tanto per cominciare. Ma potremmo arrivare fino all'omicidio — rispose Sellers, cortesemente.

E, rivolto a Kisarazu, aggiunse:

— Che cosa voleva sapere, quest'uomo?

Kisarazu scosse la testa.

Allora, l'individuo che era in compagnia di Sellers sollevò il risvolto della giacca e fece vedere il distintivo che c'era appuntato.

— Vuotate il sacco! — ordinò.



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