In Piena Libertà E Consapevolezza by Margherita Hack

In Piena Libertà E Consapevolezza by Margherita Hack

autore:Margherita Hack [Hack, Margherita]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: epub
ISBN: 9788868655884
Amazon: B00FAEEZ7A
editore: Baldini&Castoldi
pubblicato: 2013-09-17T22:00:00+00:00


Chi decide sulla nostra morte

Tornando all’habeas corpus – al diritto fondamentale sul proprio corpo e la propria vita – non posso trascurare l’altro momento decisivo nell’esistenza di un essere umano, la morte. Termine così impronunciabile che si preferisce usare «fine vita», che comprende anche tutta la fase di avvicinamento a quel momento limite oltre il quale non ci siamo più. Gli avanzamenti della medicina e della tecnologia ci permettono di agire in un modo una volta insperato su un processo, quello dell’invecchiamento, inevitabile e inarrestabile. Possiamo intervenire sulle nostre condizioni di salute in modo così determinante da tenere in vita degli individui molto malati, soggetti che non sentono più nulla e a volte non sono più nemmeno coscienti. Esistono delle macchine in grado di mantenere le funzioni vitali in modo artificiale. Farne uso o meno fa una bella differenza. Si discute molto di quello che viene chiamato accanimento terapeutico, definito dal Comitato di Bioetica come un «trattamento di documentata inefficacia in relazione all’obiettivo», ma per il quale non esiste una definizione operativa perché i limiti di cosa sia e cosa non sia accanimento terapeutico sono oggetto di ampia discussione. Solo in alcuni casi, come quello di morte cerebrale, non ci sono dubbi sul fatto che ogni trattamento aggiuntivo sarebbe da considerarsi un accanimento; in tutti gli altri casi di prognosi sicuramente infausta, i limiti su quanto prolungare artificialmente la sopravvivenza sono sfumati. Dove sta l’interesse della persona? Quando le risorse per prolungare la vita diventano strumenti per prolungare la sofferenza?

Indipendentemente dalla scelta che ognuno di noi deciderà di fare, deve poter essere libero di decidere a quale tipo di trattamento sanitario venire sottoposto o meno quando dovesse arrivare il momento. Nel timore di non essere in possesso delle mie facoltà quando questo accadrà, voglio poter esprimere ora la mia volontà. La «mia» volontà, non quella di Dio, del mio prete, del mio medico o dello Stato, è la cosa che più conta quando si parla della mia esistenza. A decidere devo essere solo io; nessun altro lo può fare per me, in nome di una presunta non negoziabilità di alcuni specifici diritti. È un principio espresso dalla Costituzione, dove all’articolo 32 si legge: «Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in alcun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana». Eppure non è così. A meno di non poter farlo in qualche modo da solo, in Italia un paziente che sia finito nelle mani dei medici non può decidere di voler morire per smettere di soffrire. Può essere costretto alla nutrizione forzata o a rimanere attaccato a un macchinario che lo tiene in vita. La sua sofferenza non conta. Tantomeno è possibile chiedere che non venga lasciato vegetare all’infinito se per caso cade in uno stato di coma irreversibile. A quel punto il corpo non è quasi più il suo e nessuna delle persone a lui care, e che vorrebbero mettere in atto la sua volontà, può fare niente.



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