In punta di penna by AA.VV

In punta di penna by AA.VV

autore:AA.VV. [AA.VV.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: minimum fax
pubblicato: 2019-02-10T23:00:00+00:00


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Per denaro

di Mark Jacobson

Per quale altro motivo, sennò? Per la mia anima? Ma per favore. Forse Stephen King non scrive per soldi. D’altronde, ne ha una tonnellata. E allora, perché non dovrebbe scrivere per soldi?

Io scrivo per guadagnare. Certo, ci sono anche ragioni secondarie. A volte scrivere è un modo per svuotarmi le palle: in senso spirituale, materiale, o solo per il gusto di farlo. A volte uno scrittore può essere come un musicista blues: continui a suonare sempre lo stesso riff, e ogni tanto capita che la verità filtri tra una nota e l’altra. Dopotutto, essendo le nostre modalità espressive fortemente circoscritte dalla necessità di comunicare informazioni di varia natura, ha senso che determinate verità possano essere rivelate solo per il tramite della scrittura. Forse è questo il vero valore degli scrittori: poiché scrivono molto più dei non-scrittori, è anche probabile che siano più in grado di scoprire le verità accessibili solo tramite i caratteri tipografici. E in effetti, se ogni scrittore ospita dentro di sé quella famosa tribù di scimmie che, con il tempo e la pazienza necessari, sarebbe in grado di creare tutte le grandi opere d’arte della storia, non esistono limiti alla Verità che uno scrittore potrebbe dissotterrare nel corso della sua vita. Gli scrittori traboccano letteralmente di potenziali Verità.

Eppure, non esiste risposta più perfetta alla domanda sul perché si scrive, e non esiste ragione più impellente per scrivere di questa: per i soldi.

Quasi tutti i miei scrittori preferiti scrivevano per soldi. Una volta qualcuno chiese a Philip K. Dick, sicuramente uno dei grandi romanzieri del ventesimo secolo, perché scrivesse, e lui rispose: «Per i miei duemila dollari», che era quanto guadagnò per buona parte dei suoi libri di fantascienza, pubblicati direttamente in edizione tascabile. Duemila dollari per Le tre stigmate di Palmer Eldritch, duemila dollari per Tempo fuor di sesto, duemila dollari per Noi marziani. Duemila dollari per degli autentici capolavori! D’altro canto, però, a quei tempi con duemila dollari si potevano comprare un bel po’ di anfetamine, e poiché Dick ne consumava una notevole quantità mentre scriveva, è probabile che quei duemila dollari gli abbiano consentito di guadagnarne altri duemila, e così via. Si è trattato perciò di un buon investimento. E poi, in che altro modo avrebbe potuto guadagnare duemila dollari Philip K. Dick? Facendo l’idraulico? Noi marziani era probabilmente l’unico libro che potesse scrivere nel momento particolare in cui l’ha scritto, e duemila dollari era il prezzo corrente che l’editoria pagava per un prodotto del genere. Prendere o lasciare, Philip K. Dick.

Io non sono Philip K. Dick, ma ho il suo stesso problema. In che altro modo potrei guadagnarli, quei duemila dollari? Sono uno scrittore, e se la tariffa è duemila dollari mi prendo quelli.

Da quando ho smesso di fare il tassista, nel 1974, non ho più guadagnato un centesimo se non attraverso la scrittura. Non ho altre entrate. In più, sono testardo. L’unico lavoro al quale mi dedico è scrivere. Non faccio nient’altro. Niente corsi universitari. Niente lavoretti artigianali in Vermont, come rimettere a nuovo con amore vecchie chitarre.



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