In volo sopra il mare by Ivo Andrić

In volo sopra il mare by Ivo Andrić

autore:Ivo Andrić [Andrić, Ivo]
La lingua: ara, ita
Format: epub
Tags: Ivo Andrić;viaggio;racconti;articoli;Est Europa;Balcani;Estremo Oriente;Jugoslavia;Spagna;Portogallo;Belgrado;Sarajevo;Bosnia
editore: Bottega Errante Edizioni
pubblicato: 2018-02-01T08:24:16+00:00


«Jugoslavija-SSSR», n. 24-25, 1947.

14 Acronimo di Vsesoiuznoe Obshchestvo Kul’turnoi Sviazi s zagranitsei, ovvero “Lega delle associazioni per i rapporti culturali con l’estero”.

15 Dalla poesia U mom Rossiju ne ponjat’ di Fedor Ivanovič Tjutčev.

Uno sguardo su Sarajevo

È una città. In ogni senso della parola. A cominciare dal significato fantastico che questa parola aveva nelle favole che ascoltavamo da bambini («E allora li portarono in una graaande città…»), dai fatti storici sullo sviluppo e sulla caduta di questo luogo nel passato e fino ai dati statistici sulla sua crescita oggi, nella nuova Jugoslavia.

Vista così dall’alto, la città ci parla con i suoi edifici, i giardini e le strade, scritte e disegnate sui versanti dei ripidi colli come sulle pagine di un libro aperto a metà. Davanti a noi sorgono i frammenti nebbiosi del suo passato.

Sarajevo appartiene a quelle città la cui genesi è legata all’arrivo degli Ottomani nella nostra terra, il cui sviluppo e la cui forma originaria si fonda sulla loro secolare amministrazione.

Più di cinque secoli fa, i precursori dell’espansione ottomana furono qui ospiti frequenti. Qui poi finirono con lo stabilirsi. Furono anche i fondatori dei primi insediamenti alle bocche della stretta gola montana, attraverso la quale il fiume Miljacka si insinua come un filo nella cruna di un ago. Con il consolidamento del potere ottomano in Bosnia, da quelle fortificazioni e dalle colonie circostanti cominciò a svilupparsi un importante centro amministrativo, militare e commerciale. La città si ampliò e abbellì, specialmente nel corso del XVI e XVII secolo, ma sempre rimanendo sul bordo della gola, come un ragno davanti alla fessura dalla quale sbuca, ma dalla quale non si distacca mai completamente.

Così nacque la Sarajevo feudale dell’epoca ottomana e così si costruì e si espanse con le stesse e simili condizioni degli altri centri balcanici più importanti dello Stato ottomano. Il periodo delle grandi avanzate a Occidente fu l’epoca del suo fiorire. Allora nei documenti turchi Sarajevo veniva definita «focolare di guerre e fiore tra le città», «città di guerrieri e di vincitori», mentre negli antichi documenti della chiesa serba «Sarajevo, città protetta da Dio16». Nel corso del XVII secolo Sarajevo era una città grande e ricca con oltre cento moschee, con edifici pubblici di valore e pregio, bagni, mercati coperti, caravanserragli e torri dell’orologio. Alcuni di questi edifici, conservatisi fino ai giorni nostri, testimoniano lo sviluppo e la grandezza della Sarajevo del tempo. Tutti i viaggiatori stranieri, veneziani, francesi o tedeschi, parlano di Sarajevo come di una cittadina popolosa, ricca e bella, che fa da importante tramite tra Oriente e Occidente. Nel progresso della città ha giocato un ruolo importante anche la gente del nostro sangue e della nostra lingua che ha accolto l’Islam e che ha raggiunto alte posizioni militari e amministrative nell’impero ottomano, come ad esempio Husref-beg, che con brevi interruzioni fu per vent’anni governatore della Bosnia ed Erzegovina e edificò i più begli edifici di Sarajevo.

Le guerre che crearono ed elevarono Sarajevo furono però anche la ragione della sua rovina. Negli ultimi anni del XVII secolo irruppe col suo esercito il condottiero e principe austriaco Eugenio di Savoia.



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