Inglesi (Italian Language Edition) by Beppe Severgnini

Inglesi (Italian Language Edition) by Beppe Severgnini

autore:Beppe Severgnini [Severgnini, Beppe]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788817118705
Amazon: 8817118702
editore: Rizzoli - RCS Libri
pubblicato: 1656-10-15T00:00:00+00:00


confesso: ho amato una poltrona

I «Club dei gentlemen» sono per un certo tipo d’inglese l’equivalente di un’amante: se i francesi e gli italiani, per sfuggire a una moglie, si gettano talvolta tra le braccia di una donna, gli inglesi preferiscono una poltrona di cuoio. Le analogie non si fermano qui: come le amanti, i club non sono istituzioni a buon mercato; come le amanti, passano di moda. Questo, per i club di Londra è un periodo buono, e non soltanto perché nell’era dell’Aids il sesso è diventato pericoloso come il paracadutismo rendendo ancora più facile al gentiluomo britannico la scelta fra una poltrona e un’avventura. I vecchi club hanno liste d’attesa che inorgogliscono i soci, vantano bilanci in attivo e hanno abbandonato roast beef e Yorkshire pudding per un simulacro di haute cuisine. Insieme ai menù sono cambiati i frequentatori: i colonnelli in pensione fanno ancora parte dell’arredamento, ma a loro si sono aggiunti giovanotti di buone maniere e ottimi stipendi, spesso provenienti dalla City, convinti che ottocentomila lire all’anno – questa la quota media d’iscrizione – siano un prezzo ragionevole per un po’ di lustro.

Prima di spiegare i motivi per cui i «Club dei gentlemen» sono tornati di moda, vale la pena cercare di capire perché si affermarono, verso la metà del secolo scorso. Anthony Lejeune e Malcolm Lewis, autori di The Gentlemen’s Clubs of London, hanno parlato di «necessità per i benestanti inglesi di trovare rifugio dalle donne e dalle ansietà domestiche». La spiegazione sembra convincente, soprattutto se si considera la scrupolosa premura nel tenere fuori da questi posti le compagne di una vita. Nel proprio club il gentiluomo intendeva leggere senza essere interrotto, fumare senza essere ripreso, bere senza essere guardato di traverso e desiderava conversare di politica con qualcuno che manifestasse un po’ d’interesse. In altre parole, non voleva una moglie intorno. Il timore che un giorno le signore potessero penetrare nel fortino durò un secolo: si racconta che il generale Sir Bindon Blood, appisolato nella sala da fumo di «Brook’s», sobbalzò quando vide transitare una gonna a due dita dal naso. Aprì gli occhi e vide la sovrana, Queen Mary, alla quale il segretario del club stava mostrando le varie sale. Imperturbabile, richiuse gli occhi e disse ad alta voce al vicino: «Ecco la palla di neve che forma la valanga, my friend».

L’abitudine a vivere insieme a coetanei dello stesso sesso, contratta nelle public schools, rendeva ancora più piacevole la vita in questi rifugi. Bruce Scambeler, oggi segretario e storico del «Travellers’ Club» (106, Pall Mall), non mostra di avere alcuna illusione circa lo stile di vita dei soci fondatori, intorno al 1820: «Facevano colazione tardi, visitavano i sarti e sgattaiolavano dalla porta del retro per passare il resto del pomeriggio nei bordelli di Savile Row. La sera tornavano per mangiare, bere e giocare a carte». Una tesi molto popolare per spiegare il successo dei vari «White’s» e «Reform» è questa: il club non è mai stato un luogo dove il gentiluomo britannico si rinchiudeva



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