Innocente by Scott Turow

Innocente by Scott Turow

autore:Scott Turow
La lingua: ita
Format: epub, azw3, mobi
pubblicato: 2014-03-06T05:00:00+00:00


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NAT, 22 GIUGNO 2009

Mentre un teste è alla sbarra, nessuno ha il permesso di parlare con lui della sua deposizione, compresi i suoi legali. Stern e Marta fanno un cenno a mio padre e Sandy solleva il pugno per fargli capire di tenere duro, ma nessuno dei due si avvicina a lui. Questa cosa mi fa male. Somiglia troppo alla realtà di quello che sta capitando, vedere che in quest'aula tutti lo evitano, così mi avvicino soltanto per sapere se vuole un bicchier d'acqua. Lui mi risponde con un'alzata di spalle.

«Stai bene?» chiedo.

«Ferito ma in piedi. Mi sta facendo sputare sangue.»

Non mi è consentito rispondergli, e comunque come potrei? Gli dico la stessa stupidaggine che mi gridava sempre lui dalle gradinate quando la mia squadra perdeva dodici a zero al secondo inning. «È ancora lunga.»

«Sia come sia.» Fa un sorrisetto. In questi ultimi mesi è diventato così fatalista che mi fa paura. Chiunque sia stato mio padre, non sarà più lo stesso, nemmeno se Zeus scagliasse un fulmine per liberarlo in questo istante. Non si riconnetterà più totalmente alla vita. Mi mette per un attimo la mano su una spalla e annuncia: «Vado a fare pipì».

Questa conversazione rappresenta bene quelle degli ultimi mesi. Non è che io abbia smesso di parlare con papà. In pratica non gli dico niente che abbia un minimo di importanza, nemmeno in confronto alle conversazioni stentate che facevamo prima. Sono sicuro che se n'è accorto, ma la legge non ci lascia molta scelta. Io sono un teste e non posso parlare con lui della

deposizione o di come sta andando il processo, e ormai lui non pensa praticamente a nient'altro, come me del resto. Il silenzio mi sta bene. Non so se papà è colpevole oppure no. Se lo è, una gran parte di me non lo accetterà mai. Ma ho la netta sensazione che la morte di mia madre sia in qualche modo collegata alla relazione di mio padre. Anna, a cui non piace discutere a lungo di questo argomento perché non le va di trovarsi in mezzo fra me e mio padre, mi ha chiesto più di una volta quali motivi ho di pensarlo. La risposta più immediata è che conoscevo bene la mamma. Comunque, sostanzialmente ritengo che papà voglia sapere soltanto una cosa da me, e cioè che cosa penso di lui, e, più in particolare, se gli voglio ancora bene. Certe volte mi sembra che dovrei passargli un bigliettino con su scritto: "Te lo farò sapere quando lo avrò capito".

Capire mio padre è sempre stata un'impresa. Si direbbe che gli piaccia recitare con me il ruolo dell'uomo misterioso, un'abitudine che ho apprezzato sempre meno a mano a mano che crescevo. Lo conosco, naturalmente, in quel modo inesorabile in cui i bambini conoscono i loro genitori, un po' come chi sta nell'occhio del ciclone conosce questo fenomeno. Conosco tutte le sue abitudini più irritanti, per esempio come riesce a svicolare dal bel mezzo di una conversazione, come se quello che gli passa per



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