Io ero il milanese by Lorenzo S. & Mauro Pescio

autore:Lorenzo S. & Mauro Pescio [S., Lorenzo & Pescio, Mauro]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Mondadori
pubblicato: 2022-12-22T12:00:00+00:00

a. William Shakespeare, Riccardo III, I, 1.

XXX

Una cattiva fama da difendere

L’attesa per l’esito dell’istanza durò quasi due anni, durante i quali l’impalcatura che avevo eretto, e che pensavo inscalfibile, cominciò a mostrare delle crepe.

Mia madre venne a mancare dopo una lunga malattia.

Ero in cella con Antonio, quando mi fu data la notizia.

Sapevo che mia mamma non ce l’avrebbe fatta ancora per molto, ma non ero preparato. Immediatamente chiesi un permesso speciale per poter assistere al funerale ma – come era accaduto anche in occasione del funerale di mio padre – me lo rifiutarono.

Reagii malissimo.

Lei non si era mai rassegnata alla mia condizione di criminale, in lei non era mai venuta meno la speranza di un futuro diverso per me.

A complicare ancora di più quei giorni capitò un altro fatto che mi fece vacillare sotto tutti i punti di vista per molto tempo.

In carcere avevo cominciato a frequentare un detenuto catanese, di Librino, con cui non avevo mai lavorato ma che conoscevo. Ci vedevamo ogni giorno all’ora d’aria e parlavamo di tutto. Le conversazioni fra due persone che si conoscono, ma che non sono così intime, vertono su argomenti abbastanza generici. Se si è uomini liberi, si parla di lavoro e del clima, del proprio paese di origine e delle persone che si conoscono in comune. In carcere, fra delinquenti è la stessa cosa. Se poi la conversazione è privata fra due uomini, è molto facile che si parli di donne. Per quanto non abbia mai amato questo genere di conversazioni, in certi contesti è difficile se non addirittura sconveniente starne fuori.

Con questa persona accennai alla mia situazione con Valeria e ad alcune scorribande nei night.

Raccontai con leggerezza, senza pensare che quel piccolo segreto avrebbe generato una rivoluzione.

La sua compagna conosceva Teresa e, per un motivo che ancora oggi mi è incomprensibile, quell’uomo raccontò le mie imprese alla sua compagna che a sua volta le raccontò a Teresa.

Teresa, venuti a sapere i miei tradimenti, decise di colpirmi con l’unico colpo a sua disposizione, certa che mi avrebbe fatto molto male. Mi tradì a sua volta.

Me lo disse al telefono, senza nessun preavviso.

La notizia scatenò in me una rabbia incontenibile. A farmi schiumare di rabbia era più l’umiliazione che il tradimento in sé. Ero sicuro che la telefonata fosse registrata e che qualcuno la stesse ascoltando, e il solo pensiero che qualcuno sapesse che ero stato tradito dalla mia compagna mi faceva perdere il controllo.

Teresa era stata molto accorta nel suo piano. Non aveva scelto un ragazzo di strada, che poteva essere non creduto, che poteva finire in galera o sparire per mille motivi. Aveva scelto uno di Librino, che tutti conoscevano, e che però non era un delinquente. Anche io, come tutti, lo conoscevo di vista ed ero sicuro che lui sapesse che Teresa era la mia compagna e che io non ero proprio un bravo ragazzo.

Nonostante tutto il male che ci facemmo, dopo che mancò mia madre, Teresa volle portarmi Salvuccio. Mi bastò vederla per provare il desiderio di metterle le mani al collo.

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