Io vivo nell'ombra by Comandante Alfa

Io vivo nell'ombra by Comandante Alfa

autore:Comandante Alfa
La lingua: ita
Format: azw3, mobi
editore: Longanesi
pubblicato: 2017-04-16T22:00:00+00:00


V

All'ombra dello ziggurat

Sull'Hercules C130 che ci sta riportando a casa non c'è spazio neanche per allungare le gambe. Siamo in tanti su questo volo. E dobbiamo dividere lo spazio con i bagagli che sono stati «pallettizzati» in fondo al velivolo. Tanti e così stanchi da non soffrire nemmeno per le evoluzioni del volo tattico. Cerco di sistemarmi meglio sulla rete rossa che sugli aerei da trasporto truppe serve da sedile ma le mie ginocchia vanno a incastrarsi in quelle dell'uomo che mi siede di fronte. È un soldato della Brigata Garibaldi, quella che è chiamata la Brigata Uànema perché gran parte dei suoi componenti sono partenopei. Ha gli occhi chiusi ma intuisco che è sveglio anche se sta ostinatamente cercando di dormire. Ha il volto tirato, di certo sta lottando con la nausea che gli sale dallo stomaco. Mi guardo intorno e vedo altre facce provate, qualcuno che a testa bassa fissa la punta degli scarponi con aria preoccupata cercando di respingere i conati che gli salgono in gola. Sorrido. Il volo tattico non è una passeggiata di piacere. Neanche per noi del Gis che pure siamo abituati a volare in piedi sul pattino di un elicottero. Non ci si abitua mai a questa giostra in cielo. Tutto ciò che vola in un teatro di guerra deve avvitarsi in evoluzioni che lo rendano un bersaglio meno facile per i razzi sino a quando non raggiunge una quota di sicurezza, questo è il volo tattico. In elicottero è ancora peggio. I Chinook, gli elicotteri da trasporto con cui la mia squadra qui in Iraq ha effettuato con i ragazzi del Tuscania alcuni elisbarchi per catturare i depositi di armi nascosti nel deserto, costretti a volare a poco più di dieci metri da terra devono addirittura tenere il portellone di carico aperto e due specialisti di volo seduti con le gambe penzoloni nel vuoto e gli occhi bene aperti per scoprire l'eventuale lancio di razzi da terra.

L'esperienza americana in Somalia è servita a tutti. Ha insegnato a non sottovalutare il pericolo e l'ingegnosità delle bande guerrigliere. Nel Novantatré gli elicotteri americani volavano tranquilli nel cielo di Mogadiscio pensando che le milizie dei signori della guerra non avendo armi antiaeree non potessero insidiare i loro velivoli. Gli abbatterono due Black Hawk sparandogli contro con gli Rpg 7, Rocket Propelled Grenade, lanciarazzi controcarro portatili di fabbricazione russa diffusi in tutto il mondo e in possesso di tutti i gruppi guerriglieri della terra ma non certo pensati per la guerra antiaerea. Un'arma che fu impiegata in combattimento dall'esercito egiziano durante la guerra dei Sei giorni nel 1967! In quella battaglia sviluppatasi dalla mattina del 3 sino alla notte del 4 maggio i ranger americani persero 18 soldati, altri 83 furono feriti. Lo scontro provocò ampie ripercussioni nell'esercito statunitense e nel governo di Washington e un deciso cambiamento della politica estera. L'allora presidente Bill Clinton decise infatti di ritirare il contingente americano dalla Somalia.

Ora siamo tutti però così stanchi e tanto ansiosi di tornare in Italia che nessuno si lamenta del volo tattico.



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