Jack is back by Stefano Tura

Jack is back by Stefano Tura

autore:Stefano Tura [Tura, Stefano]
La lingua: ita
Format: epub
editore: EDIZIONI PIEMME
pubblicato: 2021-05-27T12:00:00+00:00


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La lunga vite gira su sé stessa e fa scattare il meccanismo. Le quattro foglie di bronzo, ognuna delle quali termina con una punta acuminata e tagliente, cominciano lentamente ad allargarsi come i petali di un lilium. William Dyas osserva eccitato la mutazione nella struttura dello strumento di tortura medievale che tiene fra le mani, immaginando il momento in cui lo inserirà nella vagina della ragazza e inizierà ad avvitare il perno centrale.

Soddisfatto e impaziente, il duca osserva quell’oscuro e, per lui, prezioso, oggetto. Gli è costato una fortuna ma le fantasie e le perversioni sessuali che gli scatena lo stanno già ripagando dei soldi spesi. Per procurarselo ha mandato Hoxton fino al Festungmuseum di Salisburgo, dove l’arnese era custodito assieme ad altri attrezzi di tortura del 1600, utilizzati durante la santa inquisizione. Era chiamato la pera della tortura. Un congegno di ferro o di bronzo estremamente doloroso, usato per torturare le donne che avevano indotto un aborto o accusate di stregoneria, i bugiardi, i blasfemi e gli omosessuali. Veniva conficcato indifferentemente nella vagina, nella bocca o nel retto della vittima e azionato lentamente fino a quando la dilatazione completa delle quattro lamelle della pera provocava gravi lacerazioni interne. La tortura raramente portava al decesso ed era spesso seguita da altre forme di supplizio. Tuttavia era estremamente brutale e molte donne morivano a causa di infezioni ed emorragie. Corrompere il direttore del museo austriaco per convincerlo a farsi consegnare il reperto era stato tutto sommato facile. Più complesso introdurre quell’arnese attraverso i confini britannici, considerati i rigidi controlli alle frontiere. Per fortuna, il suo fedele assistente poteva contare su una rete di trafficanti e contrabbandieri capaci di fare entrare nel paese ogni genere di articolo, naturalmente dietro cospicui pagamenti in contanti.

Dyas era impazzito dalla frenesia quando, leggendo un vecchio volume sulle leggi medievali, intitolato The Magician, the Witch, and the Law, scritto dallo storico statunitense Edward Peters e conservato nella ricca biblioteca del castello, aveva scoperto dell’esistenza della choke pear. Non vedeva l’ora di entrarne in possesso e sperimentarla. Adesso, finalmente, con l’arrivo di Georgeta a Beaconsfield, i suoi sadici appetiti sarebbero stati soddisfatti.

La stanza è sufficientemente grande per contenere un letto singolo con struttura in ferro battuto e un materasso di lana, appoggiato su un’asse di legno. Sotto di esso un vaso di latta per contenere le deiezioni. A fianco un lavatoio del 1800 formato da un telaio in metallo a tre gambe che regge un cerchio a due piani su cui sono sistemati un catino di ceramica smaltata e una brocca con manico laterale. In un angolo vi sono un tavolo rettangolare in mogano, quattro sedie e una poltrona in noce massello con schienale e sedile imbottiti, posizionata a fianco di un camino in pietra, scavato nella parete. L’ambiente, opprimente e senza finestre, è buio e freddo, rischiarato e riscaldato sommariamente dai ceppi di legno che ardono nel camino. Per raggiungerlo è necessario scendere le strette scale di porfido che dalle cucine del castello conducono nelle segrete sotterranee, un tempo utilizzate per nascondere fuggiaschi, disertori e ricercati.



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