Jebreal Rula - La Sposa di Assuan by Administrator

autore:Administrator [Administrator]
La lingua: ita
Format: epub
pubblicato: 2011-11-01T20:46:06+00:00

Nei primi tempi Salua aveva l'impressione che tutti quei suoni riecheggiassero tristemente nel vuoto che si sentiva dentro dopo la morte di suo padre, ma pian piano avevano invece cominciato a riempirlo, quel vuoto: le piacevano le storie dei clienti dell'albergo, molti dei quali erano commercianti, ospiti affezionati ormai abituati a fermarsi lì durante le loro soste a Haifa.

Erano storie di mare e di terre lontane, di scherzi della sorte e di viaggi fortunati, e sembravano ricordarle sempre che la ruota della vita gira, gira e se non si può cambiare il passato si può almeno sperare in un futuro migliore. Questo era uno dei discorsi preferiti di Irina, che passava lunghe ore pomeridiane a parlare con Iman attorno al tavolo della cucina, sorseggiando tè alla menta .

«Il passato non si può cambiare» diceva la donna russa. «Ma si può imparare da quel che ci succede, usare la sorte, anche la malasorte, a nostro vantaggio.» «Non credo che sia possibile, con quello che ci è successo» ribatteva Iman amaramente. «Cosa potrebbe mai venire di buono, dalla... morte di un marito amatissimo?» faticava ancora a pronunciare quelle parole, così definitive .

«Non lo so. Quello che so è che se ti arrendi, se rinunci a combattere, hai già perso e non potrai mai costruire un futuro migliore. Anche io preferirei avere ancora il mio Josif, piuttosto che tutto questo,» diceva indicando attorno a sé l'albergo, la strada, la luce del sole, «ma questo è quello che ho, e sono fiera di averlo costruito, ed è una benedizione. Presto verrà anche per te il momento di cominciare a ricostruire, e vedrai, verranno anche per te delle benedizioni.» «Se Lui vorrà» diceva Iman, che aveva imparato a non pronunciare la parola «Dio» per non turbare la sensibilità della sua nuova amica ebrea .

Ora Salua guardava sua madre, seduta sul sedile accanto a lei con le mani strettamente intrecciate in grembo, un po' nervosa per la corsa su un mezzo di trasporto sconosciuto. Per lei era stato più difficile adattarsi alla nuova città. Mazen rappresentava tutta la sua vita, e per qualche tempo Salua aveva pensato con preoccupazione che, morto lui, la madre non avrebbe più saputo trovare una ragione per continuare a vivere. Per due settimane dopo il loro arrivo a Haifa, Iman aveva preso tutti i pasti in camera, uscendo solo per recarsi al piccolo bagno in corridoio; nemmeno il timore per gli incontri che la figlia faceva nella cucina comune dell'albergo era sufficiente per spingerla a lasciare quello che le sembrava l'unico rifugio sicuro in un mondo barbaro e impazzito .

Anche stavolta, era stata Irina a sbloccare la situazione. Poiché Iman usciva a volte sul balcone della stanza, aveva preso l'abitudine di passare là sotto con una scusa qualunque quando la vedeva, e lanciare verso l'alto qualche parola mentre dava da mangiare alle galline o attingeva acqua dal pozzo. Le brevi conversazioni si erano fatte mano a mano più lunghe, finché un giorno la donna russa aveva esclamato: «Mi sta venendo il

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