Jones David - 1937 - Tra parentesi by David Jones

autore:David Jones [Jones David]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Poetry, General
ISBN: 9788852091094
Google: ZWV0DwAAQBAJ
editore: Edizioni Mondadori
pubblicato: 2018-11-13T20:59:35+00:00

Il mattino recò tutto quel silenzio rotto soltanto da un’unica e solitaria azione adeguata al clima umido. Quel tipo di giornata in cui gli aiuto-cuochi aprono a mezzo le porte nelle zone, punzecchiano commercianti in affanno con mani rosa: Quanto è bagnato Mr Thoroughgoods – che mattinata traumatica per lei. E con lo sbattere della porta non c’è più niente in strada a parte la pioggia fra gli edifici e insomma ti adatti a una mattina molto piovosa. Tiene nella sua stanzetta chiunque ne abbia una e i più sfortunati ammucchiati in massa sotto una tettoia improvvisata, o comunque addossati a qualche muro sottovento.

Quelli della sezione numero 1 parevano gli unici disgraziati a muoversi. Tutto era in una calma totale, universalmente avvolto d’acqua; questo silenzio fradicio avrebbe potuto essere immutato dall’eternità, sembrava un atto immemore di dissoluzione fluida.

Arrivarono in un luogo dove le alte pareti della trincea di comunicazione si contraevano sensibilmente a una svolta, restringendo la striscia di cielo sopra di loro. Quelle pareti puzzolenti di sacchi ostruiscono ogni vista laterale, e in alto nulla è visibile salvo il nastro di cielo velato di pioggia, sempre più stretto.

Uomini d’orecchio sensibile chinano la testa in cerca di qualcosa, come roditori in allerta, orecchie tese, orientate acutamente d’un subito.

L’aria stretta in cui camminavano registrò in rapida successione una serie di vibrazioni distinte, lontane, percepite una per una; e dopo aver mandato giù un respiro – per la mattina mite, per l’inerzia infradiciata: immersioni in fondo noiose fino alla radice delle cose.

Caricato ad alto potenziale, con traiettoria sicura, quel grosso aggeggio si fermò a un passo, con un tonfo così stranamente insignificante, eppure con sconvolgimenti di terra e acqua. Il posto scavato nel cui fondo si ripararono fu scosso e tremò con il rumore violento di ogni sbibbola, che fosse inesplosa oppure detonasse con forza.

Come se quel Behemoth si muovesse dai luoghi umidi, tensorò di colpo i suoi tendini d’ottone, squassò in pezzi con squilli di tromba viscerali la lunga quiete; svegliando tanfo e terremoto nel suo farsi largo verso l’alto.

Un fumo nero da chimico si rarefaceva contro il collo stretto di cielo. Il pandemonio si agitava più vicino, con una bomba inesplosa da 5.939 subito all’esterno; cascate d’acqua cariche di zolle di terra, svuotate su di loro dall’alto. Due scoppi di shrapnel lassù, per buona sorte innescate un po’ corte per un allineamento così preciso, portarono fumea calda a sospendersi giù nel luogo basso dove loro aspettavano inermi, facce bianche, e del tutto coscienti della propria impotenza.

Ogni mezzo secondo i campi zampillano in alto le loro acque gialle con un centro di fiamma. Per novanta secondi si levano colonne nere – si spandono acri capitelli da incubo. Vapori corrosivi intridono il loro mondo ristretto. Le loro pareti di sacco tremano – la trincea sembrò inclinarsi del tutto e non riprendersi dopo quella bomba vicina – ecco che si gonfia orribilmente.

Piccole punte sospese, e sottosquadri, cose che stanno appena insieme, cose mature per il crollo, schiacciate, scavate, ridistribuirono i loro pesi, sancirono

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