Jude il candido by Julian Gough

Jude il candido by Julian Gough

autore:Julian Gough [Gough, Julian]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 978-88-65060-66-7
editore: Sagoma Edizioni
pubblicato: 2016-03-28T21:00:00+00:00


Ventinove

Ovviamente, la tasca si era strappata quando avevo tentato di non precipitare dall’elicottero. La grossa mazzetta di denaro doveva essere scivolata fuori a un certo punto del tragitto. La mia unica speranza di chiarire questo qui pro quo consisteva nel ritrovare i soldi nel punto in cui erano caduti e restituirli, per provare la mia buona fede. Senza dubbio, ben presto avremmo riso tutti insieme di questo assurdo errore sorseggiando idromele caldo da una coppa di peltro. Tornai sui miei passi il più esattamente possibile, saltellando dentro i canali pieni di felci dalle alte pareti di roccia calcarea e correndo seguendone il tracciato per un po’ prima di saltare fuori e correre sui bordi seguendo le venature della terra, saltando i canali ad angoli retti, prima di arretrare in un altro terreno per una lunga corsa obliqua.

Sempre più lontano seguivano Charles e Dan.

Riuscii a tornare alla spiaggia senza intoppi, ma non c’era traccia della busta. Mi arrampicai dalla spiaggia sull’iceberg attraverso una massa fluttuante di macerie crollate e in scioglimento.

Crepe e fessure fornivano appigli per mani e piedi nella superficie dura e senza attrito, e con difficoltà, spesso poggiando su tutti e quattro gli arti, ritracciai il sentiero della mia facile discesa. Il ghiaccio scricchiolava e si apriva sotto di me, intere lastre a volte si staccavano mentre cercavo un solido appiglio.

A un certo punto, disteso su una falesia di ghiaccio con gli arti spalancati, notai un curioso fenomeno: il ghiaccio esplose in un piccolo spruzzo di schegge a una trentina di centimetri a sinistra della mia testa. Quando mi protesi per guardare lo strano buco o cratere rivelato, lo stesso fenomeno accadde a una trentina di centimetri a destra della mia testa. Mi voltai a guardare Charles e Dan per vedere se potevano spiegare questa bizzarria, ma sembravano occupati, un po’ più su rispetto alla base dell’iceberg, a giocherellare con i loro fucili. Non volendo distrarli, mi tirai su dal ciglio della falesia e continuai a salire, nascosto ai loro occhi dall’alta fiancata del ghiacciaio.

Alla fine, giunsi in cima.

Ed eccola lì, intatta sopra il picco: la Busta Marrone, che giaceva nel punto della sua – e mia – prima caduta.

Mi rilassai e attesi l’arrivo degli altri. Era stata una scalata spossante, ed ero lieto della possibilità di riposare e mangiare la mia banana. Benché ammaccata dagli eventi mattutini, la sua polpa fu come dolce ambrosia per me. Mi scaldai al pensiero di quanto sarebbero stati sollevati e contenti di riavere indietro il loro denaro.

Ci stavano mettendo parecchio ad arrivare. Dan Bunne senza dubbio era rallentato dalle scarpe inappropriate.

In lontananza udii il loro lento, quasi cauto appropinquarsi. “Quassù!”, gridai. “Venite a prenderla!”

Il rimbombo e l’eco della mia voce staccarono diverse cenge di neve, e queste, disintegrandosi, furono trascinate vorticosamente giù dal ghiacciaio dal vento gelido. Una fessura di ghiaccio ai miei piedi si spalancò. Vi gettai dentro la mia buccia di banana. La stella gialla spalancata svanì, ruzzolando, nell’oscurità.

Un basso scricchiolio giunse dalle profondità.

La canna del fucile di Charles Haughey apparve da sopra il crinale, sormontata da un cappello.



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