King. Libero di amarti by T.M. Frazier

King. Libero di amarti by T.M. Frazier

autore:T.M. Frazier [Frazier, T.M.]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2021-06-20T22:00:00+00:00


Bear sarebbe tornato presto, dopodiché avrei lasciato quella casa e quella città per sempre. Fissai il corridoio in direzione della camera dei miei genitori. Per tutto il tempo in cui eravamo rimaste lì, né io né Rage avevamo mai aperto quella porta. E anche se mi ero ripresa un po’ del potere che la casa aveva su di me, non l’avevo recuperato del tutto. Avevo paura che se me ne fossi andata senza averci fatto completamente pace, avrebbe potuto perseguitarmi per sempre.

Mi assicurai che il prigioniero fosse ancora legato stretto al tavolo e privo di sensi, e così era.

Prima di poterci anche solo pensare troppo, ero in piedi di fronte alla porta chiusa della camera che più di tutte mi terrorizzava. La camera in cui mio padre aveva esalato il suo ultimo respiro.

La camera dei miei genitori.

Girai il pomello e aprii la porta, che prese a scricchiolare man mano che svelava la stanza ai miei occhi.

Il sangue di mio padre macchiava ancora il parquet e i listelli erano sbiaditi sotto la macchia rossa ormai secca. Riluttante, feci un passo avanti.

“Forse non è così terribile, dopotutto. È solo sangue”.

Feci scorrere le dita sulla cornice dorata dello specchio appeso sopra la cassettiera. Era uno dei reperti del mercatino delle pulci, il preferito di mia madre. Presi l’acqua di colonia di mio padre e la spruzzai in aria. Inspirai profondamente e sorrisi al ricordo di tempi migliori. Mi pettinai i capelli con la spazzola di mia madre e fissai il mio riflesso nello specchio finché, ne ero certa, iniziò a parlarmi. “Esci di qui”, vidi me stessa dire. “Non è sicuro”. E infine: “Guarda dietro di te”.

Non fui abbastanza rapida. Appena feci per girarmi, un’enorme mano si strinse intorno alla mia gola, costringendomi a voltarmi di nuovo verso lo specchio. Strizzò forte, sbriciolandomi il collo, chiudendomi le vie respiratorie. Mi dimenai, scalciai e mi contorsi, ma non servì a niente. Con orrore, vidi dallo specchio gli occhi del signor Coleman uscirgli dalle orbite mentre io cercavo disperatamente di prendere aria. Cercai di aprirgli le dita con le mie, ma non si muovevano. «Buonanotte, brutta troia», mi sussurrò all’orecchio. Con la vista annebbiata, come interrotta da continue interferenze, sentii il mio corpo lasciarsi andare. Caddi di lato sul pavimento e, nonostante avesse lasciato la presa, le mie vie respiratorie non si riaprivano. Non riuscivo a riempire d’aria i polmoni.

L’ultima cosa che vidi fu il signor Coleman che rideva, torreggiando sopra di me, per poi svanire pian piano finché non rimasi a fissare la pala rotta del ventilatore a soffitto. Fuori dal mio campo visivo, stava scoppiando un gran trambusto.

Qualcuno urlò.

Ma era troppo tardi.

Sparì ogni cosa.

Tutto.

Ero morta.



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