Kurt di Koppigen by Jeremias Gotthelf

Kurt di Koppigen by Jeremias Gotthelf

autore:Jeremias Gotthelf [Gotthelf, Jeremias]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Adelphi
pubblicato: 2021-02-17T23:00:00+00:00


Tuttavia si fece da parte, la carovana poté entrare nella piccola corte. La corte era angusta, a stento riusciva ad accoglierla tutta, ed era ricoperta di alte erbacce, giacché non solo non v’era più nessuno che le estirpasse, ma purtroppo nemmeno più nessuna creatura che d’erba si cibasse, se non, a volte, uno dei due vecchi cani, quando proprio avvertiva nella pancia una sensazione troppo strana. A parte le erbacce, nella corte non v’era nulla – così come nei vecchi stipi di certe cucine in cui non v’è nulla da cucinare non si trova altro che muffa. Gli abitanti di Koppigen non avevano la minima idea circa la provenienza della bella sposa che Kurt si portava a casa; nella foga del discorso quest’ultimo aveva scordato di dirne il nome – d’altronde non era avvezzo a fare le presentazioni. Jürg pensò a una principessa bianca venuta dalla terra d’Africa, vagheggiò che i destrieri fossero carichi d’oro e pietre preziose e che un re moro avrebbe spedito interi bastimenti colmi di roba dello stesso genere. Grimhilde non si spinse altrettanto lontano, ma pensò comunque a qualcosa di assai ricco e aristocratico, riprese il suo comitale contegno e condusse gli ospiti nella sala del desolato castelluccio.

Davanti a tutti si precipitarono, simili a bambini ineducati, gl’ineducati cani del signore di Önz, e subito nell’ambiente si fece buio fitto; era come se innumerevoli uccelli si fossero alzati in volo, messi in fuga dall’abbaiare dei cani, eppure non si udiva un solo batter d’ali; tutt’a un tratto risuonò uno strepito terribile e subito dopo vi furono ancor più terribili ululati, ancor più fitte tenebre: pareva d’essere in un mondo stregato. Ma le cose non stavano così, tutto quello che avveniva era assolutamente naturale. Partito Kurt e diventati vecchi i cani, la caccia alla selvaggina grossa era diminuita, si era dovuto ripiegare sulla selvaggina minore, sugli uccelli che si possono catturare con reti e lacciuoli o cavare dal nido. Per far prima si ammucchiavano le piume in sala, in attesa di utilizzarle altrove; queste ultime erano state scovate e inseguite dai cani; il tavolo, ossia il battente che mancava al portone e che qui poggiava su gambe malferme, si era rovesciato, i cani, colpiti, si erano spaventati, le piume avevano preso a turbinare ancor più selvaggiamente, tanto che per un po’ non si seppe più dove si fosse e quale significato dare a tutto ciò. Confusi, i cani s’azzittirono, pian piano la nebbia si posò e gli uccelli pure, lo strano tavolo fu rimesso in piedi, i servi recarono le vivande caricate a Önz, poiché a questo il vecchio signore, il quale in certe cose era oltremodo accorto e previdente, aveva provveduto in modo egregio, come pure a non far mancare del buon vino.

La vecchia signora, con grande sussiego, lasciò fare come se la cosa non la riguardasse, come se fosse ovvio che da parte di gente inferiore si provvedesse a lei, senza il suo minimo concorso. Agnes soltanto fece due occhi strani: nonostante tutto non aveva



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