L-La voce dei morti by Simon Beckett

L-La voce dei morti by Simon Beckett

autore:Simon Beckett
La lingua: ita
Format: mobi, azw3, epub
pubblicato: 2011-10-30T23:00:00+00:00


Capitolo 17

Il mattino dopo, mi svegliai presto. Sophie dormiva, e scesi con passo felpato al pianterreno della casa fredda e silenziosa. Mentre la luce cominciava a diffondersi nel cielo, mi preparai una tazza di tè e ripensai al giorno prima.

Di solito, avrei acceso la radio o sarei andato a vedere le notizie sul web. Ma non volevo disturbare la mia ospite, e la casa non disponeva di una connessione wi-fi.

E così sorseggiai il mio tè bollente al tavolo della cucina e guardai il giorno rischiararsi lentamente.

Allorché udii gli schiamazzi mattutini degli uccelli, mi rammentai del barbagianni. Dopo essermi messo il giaccone e.gli scarponi, uscii. La nebbia si era alzata, ma permaneva una leggera foschia, un misto di piovischio e bruma.

Mentre camminavo sull’erba umida del prato, notai i rami dei meli velati di brina, al pari delle ragnatele, che rilucevano di minuscoli filamenti argentati.

Sulla finestra del soggiorno, nel punto in cui il barbagianni si era schiantato, campeggiava una macchia; ma l’unica traccia reale dell’uccello era costituita da alcune pallide e delicate piume sul pavimento polveroso della fornace. Forse erano la testimonianza dell’impatto contro il vetro, trasportata fin lì durante le nostre operazionidi soccorso. Ma esisteva un’altra spiegazione per la loro presenza - assai meno fausta. Da quelle parti non mancavano le volpi. Con la porta della fornace aperta, il predatore ferito poteva essere diventato una preda.

Feci un giro nella fornace. Il ponteggio e i puntelli alle pareti erano lì da così tanto tempo che sembravano una propaggine della struttura sviluppatasi in modo naturale.

Le giunzioni di alcuni tratti di muratura erano state riempite di malta qualche anno addietro - o forse qualche decennio. Ma la maggior parte delle pareti era stata abbandonata al suo destino di sgretolamento, e immaginai che il mattone sconnesso dove Sophie teneva la chiave fosse solo uno degli innumerevoli elementi traballanti.

Ristrutturare la fornace sarebbe stato un lavoro considerevole e assai dispendioso - rimetterla in funzione, poi…

Avrebbe dovuto vendere miriadi di vasi.

In qualsiasi caso, il talento di Sophie appariva evidente anche ai miei occhi di profano. Le terrine, le stoviglie e i vasi ammonticchiati sugli scaffali possedevano un enorme fascino, nonostante la loro semplicità. Feci correre la mano su un cumulo di argilla dura che troneggiava sopra il banco di lavoro. Anche se si trattava soltanto di scarti della lavorazione compattati e lasciati seccare, avrebbero potuto essere un’opera d’arte astratta.

Con la mano, battei alcuni colpetti sulla “scultura” e tornai in casa.

Sophie non si era ancora alzata: un’ottima scelta, visto che aveva bisogno di riposare. Affamato, meditai se prepararmi la colazione ma, infine, decisi di aspettarla. Ero solo un ospite, e non sapevo se avrebbe apprezzato il fatto che mi comportassi come se fossi a casa mia. Dovetti attendere la tarda mattinata per sentirla muoversi al piano di sopra. Quando scese, avevo già messo il bricco sul fuoco e c’era una tazza di tè ad aspettarla.

“Buongiorno,” le dissi, porgendogliela. “Non so se preferisci incominciare la giornata con il tè o con il caffè.” Aveva gli occhi stanchi e annebbiati, e sembrava piuttosto stonata.



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