La Bestia di Sannazzaro by Alessandro Reali

La Bestia di Sannazzaro by Alessandro Reali

autore:Alessandro Reali [Reali, Alessandro]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788869431258
editore: Fratelli Frilli Editori
pubblicato: 2016-04-06T16:00:00+00:00


DIECI

Il volo di Nicola

Maria sistemò la fascina sotto al portico accanto alla legna impilata ordinatamente. Si diresse verso il pollaio sbuffando vapore per via del freddo e una volta all’interno, tra le assi dal buon odore e la rete metallica, raccolse le uova calde sussurrando, com’era solita fare, qualche frase gentile alle sue belle grasse galline, bianche e rosse, che era convinta fossero in grado di riconoscerla.

Pareva impossibile che quella donna tutta nervi e rughe, così gentile con loro, fosse capace, al momento giusto, di tirargli il collo, in fretta, per non farle soffrire.

– Nicola, vieni qua – disse, rivolta al nipote che la osservava appoggiato alla staccionata, intento a nettarsi il nero attorno alle unghie.

– Che cosa c’è?

– Oggi è Sant’Antonio delle bestie, facciamo la messa nella stalla.

Nicola si voltò, distratto, a guardare l’ingresso della corte dove i bambini di Teresina del lattaio giocavano sulla neve.

– Mi hai sentito, Nicola? – continuò la nonna.

– Ma noi di bestie non ne abbiamo più, a parte le galline – rispose Nicola, scrutando uno scherzo di sole, sbiadito e freddo.

– Non fa mica niente, se non abbiamo le bestie. Andiamo nella stalla del Rico e devi venire anche tu. Ci saranno don Martino e suor Marta e tutti quelli della corte – ribatté la nonna, intenta a sistemare gli attrezzi per l’orto: il badile, la zappa e il rastrello, che sarebbero tornati utili in primavera.

– Stai sicura che vengo... – commentò ironico Nicola pensando a don Martino e alla suora che, diciamo così, non raccoglievano proprio le sue simpatie.

– Fai molto male, è una festa importante.

– Sai quanto me ne importa?

– Per andare a casa di quello là, magari.

– Eh, magari... comunque dall’avvocato si discutono cose più importanti, di sicuro.

– Diventerai un miscredente come lui.

– Non è miscredente.

– Lascia stare, io lo conosco bene.

– È l’uomo più in gamba di Sannazzaro, questo è poco ma sicuro – affermò senza esitare Nicola, convinto di ciò che diceva, orgogliosamente, e felice di spiattellarlo ogni volta sul muso di sua nonna.

– Fai come ti pare, un giorno te ne pentirai. Ma lo sai che una volta il tuo povero nonno, a Sant’Antonio delle bestie, si metteva il vestito della festa, poi passava all’osteria dalla madre della Filomena, beveva cinque o sei scodelle di vino tinto, masticava la cicca della sigala e poi veniva alla messa ubriaco che non stava in piedi? La sera, a casa, gli levavo le scarpe e lo lasciavo dormire impiccato al suo cravattino nero: lui era fatto così, ma alla messa non mancava mai. E poi, bisognava lasciarlo stare; era capace di falciare nei campi per quindici ore con in corpo solo acqua e fagioli, e dormire ciucco perso per una settimana intera – disse la vecchia, senza riuscire a mostrare le lacrime della nostalgia, come le sarebbe piaciuto fare ricordando il marito. Purtroppo, in cuor suo, aveva più nostalgia delle ore trascorse nel peccato a farsi esplorare il corpo nudo, ancora desiderabile, da quel maiale dell’avvocato Persico.

– Guarda un po’ là – disse Nicola.



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