La Caduta di un Impero by Emilio Salgari

La Caduta di un Impero by Emilio Salgari

autore:Emilio Salgari [Salgari, Emilio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: no cover, italiano, public domain, archivio italiano
ISBN: 9788867440429
Google: TuVVAwAAQBAJ
pubblicato: 2012-05-18T10:06:32+00:00


CAPITOLO SETTIMO:

IL POLIZIOTTO.

La notte era oscura, anche perché la maggior parte delle lampade erano state o molto abbassate o spente completamente. Mancavano le stelle ed anche la luna, essendovi in alto molti vapori sprigionati dalle grandi jungle sempre ricche d'umidità.

I due indiani attraversarono la prima galleria e passarono sulla seconda, poi sulla terza. Stavano per saltare sulla quarta, quando un sipai cadde quasi dinanzi a loro, avendo spiccato il salto in senso inverso. «È lui!...» aveva subito detto Timul.

Kammamuri, senza perdere un istante, lo afferrò strettamente pel collo impedendogli di mandare qualunque grido, poi quando credette di averlo abbastanza strangolato, se lo gettò sulle robuste spalle, ed aiutato dal giovane cercatore di piste, rifece la via percorsa rifugiandosi nel suo scompartimento.

Nessuno lo aveva veduto, poiché tutti i viaggiatori si riposavano ed il personale viaggiante pure, affidandosi all'abilità del macchinista e del fuochista, quindi non aveva da temere nessuna sorpresa.

Timul, d'altronde era stato lesto a chiudere la porta ed abbassare le fitte stuoie.

Kammamuri gettò il meticcio su una poltrona, e solo allora si accorse di aver stretto un po’ troppo le mani. L'half-cat non dava più segno di vita. «L'hai ucciso, sahib?» disse Timul.

«Che le mie mani siano ancora così robuste da strangolare quasi sul colpo un uomo?» si domandò Kammamuri. «Non si sarà invece avvelenato mentre io lo portavo via?»

«Può darsi, sahib. Vi sono dei veleni che fulminano sul colpo l'uomo più robusto». «Ed è proprio lui?» «Sì, l'half-cat. Anche col vestito di sipai è facile riconoscerlo». «Aprigli la bocca».

Il giovane cercatore di piste si tolse da una tasca un robusto coltello a serramanico, l'aprì e forzò i denti del meticcio i quali erano strettamente chiusi.

Subito un getto di bava sanguigna, che tramandava un odore acutissimo, cadde dinanzi ai due indiani macchiando il tappeto.

«Che cosa ti avevo detto?» disse Kammamuri a Timul che aveva fatto un passo indietro e che si turava il naso. «Quest'uomo non è stato ucciso da me: si è suicidato mentre lo trasportavo attraverso le gallerie, per non confessarci nulla». «In quale modo? La cosa sembrerebbe impossibile, sahib».

«Meno di quello che tu credi» rispose il maharatto il quale si era impadronito d'un grosso anello d'oro che l'half-cat portava al dito medio della mano sinistra. «Vi è un buco qui, e da questo esce il medesimo odore che esala la bava sanguigna. Qui dentro c'era il veleno ed è stato succhiato». «Sahib, noi abbiamo da lottare con dei grandi furfanti». «Ora te ne accorgi?»

«Che cosa ne facciamo di quest'uomo? Da un momento all'altro possiamo giungere a qualche stazione e ci arresterebbero».

«C'è tempo. Aspetta prima che m'impadronisca di tutte le sue carte ed anche del portafoglio, poiché le tigri mangiano carne e non già banconote o chèques. Aiutami».

Tutte le tasche del morto furono vuotate, ma non trovarono che un solo biglietto. I valori doveva averli lasciati nel suo scompartimento. «Vedremo dopo» disse Kammamuri. «Prima sbarazziamoci di quest'uomo». Lo presero uno per le braccia e l'altro per le gambe e uscirono sulla galleria.

Il treno aveva lasciato la boscaglia e



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