La Controriforma by Elena Bonora

La Controriforma by Elena Bonora

autore:Elena Bonora [Bonora, E.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Economica Laterza
editore: Editori Laterza
pubblicato: 2020-07-14T22:00:00+00:00


4. Gli ordini regolari

L’immagine dei regolari aveva ricevuto gravi colpi durante la prima metà del secolo. Erasmo e gli umanisti avevano criticato il dominio che monaci e frati esercitavano sulla religione dei «semplici» attraverso l’imposizione di riti esteriori, «digiuni» e «orazioncelle» lasciando nell’oblio il vero messaggio di Cristo e l’«esercizio della carità». La letteratura in volgare del primo Cinquecento ne aveva ferocemente deriso l’ignoranza e la corruzione. Lutero aveva denunciato l’infondatezza della pretesa di monaci e frati di costituire un corpo privilegiato entro la comunità dei fedeli con una critica radicale all’ideale di vita monastico. Come mostra il magistrale affresco della vita religiosa nello Stato di Milano della prima metà del secolo tracciato da Federico Chabod, il potere civile – spesso su pressioni della stessa popolazione – era più volte intervenuto con preoccupazione e severità, al posto delle alte gerarchie ecclesiastiche, contro le intemperanze del clero regolare. Da parte ecclesiastica il problema di una riforma degli ordini era stato affrontato in vari documenti destinati a restare inascoltati, dal Libellus ad Leonem X dei camaldolesi Paolo Giustiniani e Pietro Querini (1513) redatto per il V concilio Lateranense sino al Consilium de emendanda Ecclesia steso dalla commissione di cardinali e vescovi istituita da Paolo III nel 1536.

Tra gli anni Venti e Quaranta i predicatori appartenenti agli ordini regolari, grazie alla loro mobilità, erano stati in Italia importanti canali di diffusione delle idee eterodosse. Queste avevano trovato fertile terreno di sviluppo in una cultura alimentata dalle ricche biblioteche benedettine, nelle tensioni apocalittiche particolarmente diffuse tra gli eremitani agostiniani che si identificavano nell’ordine della «terza età» profetizzato da Gioacchino da Fiore, nella religiosità mistica e cristocentrica coltivata tra i cappuccini, come dimostrò nel 1542 la fuga a Ginevra del loro generale Bernardino Ochino. Nel già citato memoriale del 1532 a Clemente VII, Gian Pietro Carafa aveva per primo posto il nesso tra apostasia (l’arbitrario abbandono dei conventi di religiosi che spesso continuavano a svolgere indebitamente funzioni clericali) ed eresia, tra la libertà di cui godevano monaci e frati che vivevano fuori dei loro chiostri e il diffondersi delle dottrine riformate. Spezzare questo nesso sarebbe stato compito dell’Inquisizione e del papato.

A Trento, invece, i vescovi avevano cercato di limitare il monopolio degli ordini religiosi sulla predicazione e i tradizionali privilegi ed esenzioni che li sottraevano al controllo degli ordinari diocesani. Nel 1474 il papa francescano Sisto IV, conferendo al clero regolare anche la facoltà di amministrare i sacramenti, ne aveva definitivamente sancito l’invasione nella sfera della cura d’anime (bolla Regimini universalis Ecclesiae detta Mare magnum per l’ampiezza delle concessioni). I decreti tridentini su questa materia non riuscirono a rafforzare il potere dei vescovi che fu ulteriormente indebolito, negli anni successivi, dai provvedimenti di Pio V e Sisto V, entrambi membri di ordini religiosi, i quali si mossero nella direzione della salvaguardia e conferma dei privilegi dei regolari a scapito della giurisdizione episcopale. La struttura gerarchica e centralizzata degli ordini, in effetti, meglio si prestava al disegno accentratore dei papi della Controriforma contro le tendenze autonomistiche dell’episcopato.



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