La crisi italiana by Paolo Sylos Labini

La crisi italiana by Paolo Sylos Labini

autore:Paolo Sylos Labini [Labini, Paolo Sylos]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Political Science, General, History
ISBN: 9788828100911
Google: AJpTDwAAQBAJ
editore: E-text
pubblicato: 2018-03-01T19:12:34+00:00


4.

LA RIFORMA DELLO STATO SOCIALE

Insegnamenti utili per il futuro

Dopo i risultati delle elezioni amministrative e l’avviso di garanzia a Silvio Berlusconi, oggi (principio di dicembre 1994), il governo in carica si dibatte in gravi difficoltà. Non è possibile prevedere quali saranno i prossimi svolgimenti, anche se dobbiamo essere ben consapevoli che Berlusconi non è un politico normale e che non se ne andrà senza aver compiuto tutti i possibili tentativi e accettato tutti i possibili compromessi per restare al potere. Nel precedente capitolo mi sono soffermato sul governo Berlusconi perché credo che da questa infelice esperienza si possono ricavare importanti insegnamenti per il futuro, principalmente due.

Primo insegnamento. Quello del conflitto d’interessi non è un problema soltanto etico: è un problema di grande rilevanza economica e politica. Per il futuro occorrerà risolvere seriamente questo problema, per esempio, fissando delle incompatibilità assolute e introducendo un vero blind trust – quello proposto dalla Commissione non era neppure un myopic trust.

Secondo insegnamento. Il debito pubblico ha raggiunto dimensioni gigantesche e il deficit di bilancio, in assenza d’interventi chirurgici, tende a crescere sia per la lievitazione automatica di certe spese, sia perché, essendo finanziato con titoli, cresce solo per questo motivo l’onere per interessi. Per bloccare questa spirale infernale, dobbiamo dare tagli molto incisivi specialmente alle spese maggiori che crescono automaticamente. E poiché il grosso di tali spese si riferiscono alla previdenza, all’assistenza e alla sanità, dobbiamo renderci ben conto che la preparazione della legge finanziaria – ed oramai mi riferisco alla prossima legge – investe, niente meno, l’intera riforma dello stato sociale. Ed è su questo fondamentale problema che intendo soffermarmi in questo capitolo.

Oramai, il debito pubblico e il relativo onere per interessi sono diventati una pesantissima palla al piede per la nostra politica economica: le spese d’investimento sono le prime a soffrirne e difatti, in termini reali, dal 1990 al 1993 sono diminuite del 16%, e quest’anno la diminuzione risulterà ancora più accentuata. Non si può predisporre alcuna vigorosa politica tendente alla crescita dell’occupazione ed allo sviluppo del Mezzogiorno senza ridurre drasticamente il deficit pubblico che alimenta il debito. Oramai sia dentro che fuori del governo si pensa che una manovra addizionale sia indispensabile in tempi brevi, anche ricorrendo ad aggravi fiscali, in pieno contrasto con le promesse elettorali.

Ma se vogliamo alleggerire drasticamente la paralizzante palla al piede del debito pubblico, per la legge finanziaria relativa al 1996 dobbiamo prepararci ad un taglio anche superiore a quello compiuto dal governo Amato, che fu di ben 90 mila miliardi: e dobbiamo prepararci, io credo, ad un taglio dell’ordine di 100 mila miliardi e forse più.

Certo, si può operare non solo sulle spese, ma anche sulle entrate tributarie, sia intensificando la lotta all’evasione sia introducendo un’addizionale Irpef. Più volte ho proposto d’inviare “commandos” di esperti nei paesi in cui il fisco funziona per imitare creativamente, nei metodi pratici, e, se occorre, anche in certe norme, quel che conviene imitare. Ma una tale azione, che comunque va fatta, non può avere effetti rapidi. Nel passato avevo



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