La Crociata dei Bambini by Tullio Avoledo

autore:Tullio Avoledo [Avoledo, Tullio]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: 370
editore: Emmebooks
pubblicato: 2014-10-02T00:00:00+00:00

Non nevicava. Il paesaggio, dalle finestre dell'attico, sarebbe sembrato normale a un uomo di prima della Tribolazione: neve a vista d'occhio, sotto un cielo grigio. Ma quelle che parevano colline erano vecchi condomini crollati, e dal cielo scendevano radiazioni mortali.

Daniels aveva detto a Vagante che gli sembrava imprudente rimanere lì durante il giorno. Il ragazzo aveva risposto con una scrollata di spalle.

«Nessuno vive in eterno. Questo è un buon posto, per parlare», aveva detto spalancando la porta del suo rifugio al termine della faticosa, interminabile salita.

Ora restava in silenzio, come se stesse masticando le parole di John. Un boccone amaro, a giudicare dalla sua espressione.

«Anche tu non sei tanto normale. Arrivi qui che sei cieco e poi di colpo recuperi la vista.... Viaggi con una ragazza morta...»

«Ti domandi se per caso non sono anch'io una di quelle creature? No, non lo sono. Eppure c'è in me qualcosa di loro. Chiamalo un dono. O un trapianto. Hanno preso qualcosa di sé e me l'hanno piantato dentro. C'era un film, tanto tempo fa...»

«Come Guerre Stellari?»

«Sì. Si chiamava Alien. La Clonazione. Non era un bel film. Era l'ultimo, o forse il penultimo, di una lunga serie».

«Anche Guerre Stellari era una serie».

«Sì, certo. Comunque quello che voglio dire è che in questo film una donna veniva clonata dopo la morte, ma aveva dentro di sé anche il genoma di un essere alieno, così aveva un aspetto umano ma anche alcuni poteri dell'alieno».

«Credo di aver capito».

«Così chi può dire che io non sia morto e che loro mi abbiano ricreato usando in parte anche il loro genoma? Sai cos'è il genoma, vero?»

Vagante annuì.

«A volte mi sento strano», mormorò il prete. «E sono io il primo a essere perplesso per come ho perso e ritrovato la vista».

«È tutto il mondo a essere strano», disse Vagante. «Sai, io li ricordo ancora, i vecchi tempi. Le caramelle, le biciclette. L'erba».

Daniels sorrise. «Anch'io. Non necessariamente nell'ordine».

«Non ti manca nulla, dei vecchi tempi?»

«Tante cose».

«Dimmene una».

«Una sola? Beh, credo che soprattutto mi manchi la musica».

Il ragazzo annuì. «Sai, si fatica a credere in Dio, vedendo quello che è rimasto».

Le rughe sulla fronte del prete si approfondirono.

«Non è facile», ammise John.

«I prigionieri... Voglio dire, i cittadini delle Porte di ferro... Dicono che il loro rabbino ha una spiegazione per questa cosa. Sai, per il fatto che c'è Dio e al tempo stesso il mondo è andato a puttane. Dicono che è una cosa chiamata Simun».

«Il Simun è un vento».

«Mi pare abbiano proprio detto Simun. O una cosa del genere».

John Daniels scosse la testa. «Se il rabbino ha una spiegazione, piacerebbe anche a me sentirla».

«Vieni con me, allora. Sto andando proprio da lui».

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