La democrazia della vita quotidiana by Gyorgy Lukacs

La democrazia della vita quotidiana by Gyorgy Lukacs

autore:Gyorgy Lukacs
La lingua: ita
Format: mobi, epub
Tags: archivio ladri di biblioteche
pubblicato: 2014-05-07T22:00:00+00:00


4. Il XX Congresso e le sue conseguenze

Finora abbiamo cercato di mettere in chiaro indicativamente soltanto un gruppo di conseguenze scaturito per via diretta dalla soppressione della proprietà privata dei mezzi di produzione, disinteressandoci ampiamente del modo in cui tale confisca si è attuata in concreto ed è divenuta una volta per tutte base della produzione. Naturalmente in questa sede non è il caso di esporre scientificamente, in termini estensivi e intensivi, questo complesso di problemi. Possiamo accennare in breve soltanto ad alcune questioni di fondo del decorso puramente economico. Anzitutto, due fasi importanti del dominio di Stalin - secondo l’acuta analisi di F. Jànossy77 - sono fasi di ricostruzione economica: quella degli anni trenta e quella posteriore alla seconda guerra mondiale imperialistica. Cioè, la dialettica spontanea dello sviluppo economico vi ha avuto in sé la tendenza a raggiungere non soltanto il livello produttivo precedente alla rispettiva interruzione, ma anche quel livello che senza il sopravvenire della crisi si sarebbe normalmente perseguito. L’accumulazione che ha luogo in tali circostanze è di conseguenza nettamente superiore a quella normale quanto alla velocità della crescita. (Nella Repubblica federale tedesca si è parlato di «miracolo economico».) Vi si aggiunge -stiamo sempre seguendo i ragionamenti di Jànossy - che in tali periodi di ricostruzione una economia di piano a direzione centrale ha grossi vantaggi rispetto al sistema concorrenziale capitalistico, proprio perché scompare il bisogno di calcolare di continuo la redditività dei singoli investimenti, in quanto l’economia di piano è in grado di realizzare tale redditività secondo una sequenza socialmente ottimale.

Ma anche in questo caso vediamo che la manipolazione dell’economia nello stile di Stalin non è capace di pervenire a conoscere davvero, secondo il metodo marxista, i presupposti reali e le forze motrici della dinamica economica, e non lo è nemmeno quando si tratta di fenomeni provocati dalla propria prassi. Sono nate così le teorie della velocità obbligatoriamente maggiore dello sviluppo economico nell’economia pianificata socialista rispetto a quella capitalistica; di qui i continui momenti di sconcerto, di difficoltà interna, quando, per cause economiche oggettive, si sono avute decelerazioni; talvolta queste hanno dato luogo addirittura a misure repressive. Tutto sommato, possiamo comunque dire che quel recupero sull’avvio «non classico» che negli anni venti fu da più parti definito «accumulazione originaria» è ormai vicino a concludersi. Ed è ovvio che il processo di cui qui si tratta ha soltanto il nome di quella «accumulazione originaria» di cui a suo tempo Marx descrisse e chiarì le dinamiche. Se quindi ora ritorniamo a quelle descrizioni marxiane, lo facciamo appunto per poter mettere chiaramente in luce la fondamentale diversità e, anzi, contrapposizione fra i due passaggi. Nel processo genetico del capitalismo ci volle un intero periodo, segnato da misure violente estremamente brutali, per produrre una nuova distribuzione della popolazione fra le diverse branche produttive, in conformità alle esigenze del capitalismo. Soltanto al completamento di questo processo violento di ristrutturazione la produzione capitalistica potè diventare il sistema economico davvero dominante nella formazione sociale. «Tantae molis erat il parto delle “eterne leggi di natura” del modo di produzione capitalistico», dice Marx.



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