Là dove crescono i cedri by Pierre Jarawan

Là dove crescono i cedri by Pierre Jarawan

autore:Pierre Jarawan
La lingua: ita
Format: epub
editore: SEM


Superammo entrambi l’esame finale. Yasmin col massimo dei voti, io ottenni la sufficienza. Non che me ne importasse qualcosa. Ero più che altro sorpreso perché, a ripensarci, le cifre e le parole sul foglio erano ingarbugliate e avevo più che altro tirato a indovinare. Era il luglio 2001. La scuola era finita. Spedii una lettera ad Alina assieme a una foto di me sorridente con il diploma in mano. Mi rispose qualche settimana dopo.

Ciao Samir,

il vestito ti sta benissimo. Anche Marcel lo mette per andare in chiesa. Mi piace la messa perché tutti cantano. Ho fatto un disegno per Mosè, adesso è appeso nella sua cuccia. Anche qui in casa ci sono quadri dappertutto, ma lui non deve entrare. Sono tutti gentili con me. Anche a scuola. Mi piace andarci e sono contenta di non averla ancora finita, come te. In agosto andiamo in vacanza e prendiamo l’aereo. Sono emozionata perché non ho mai volato. Anche lì dove andiamo c’è un mare ma è più caldo e forse potrò finalmente fare il bagno. Ti mando anch’io una foto. La bambina vicino a me si chiama Louisa, siamo nella stessa classe. Forse una volta vieni a trovarmi e te la presento.

Alina indossava un vestito che non avevo mai visto. I lunghi capelli erano raccolti in due trecce e il sorriso infantile che rivolgeva all’obiettivo mi fece salire le lacrime agli occhi. Forse avrei anche pianto se in quel momento Hakim non avesse bussato alla porta. Reggeva due sacche sportive stracolme, indossava una giacca e aveva le chiavi della macchina incastrate tra le dita.

«Andiamo?»

Rimisi la foto e la lettera nella busta, annuii e gli presi di mano una sacca mentre uscivamo. Yasmin e Alex erano già seduti in macchina.

Ho cronometrato: impiegammo cinque ore, tredici minuti e ventiquattro secondi fino al parcheggio dello studentato dell’università di Yasmin. Attraversammo metà del paese: autogrill puzzolenti, l’odore di benzina alle stazioni di servizio e paesaggi mutevoli: meno montagne, più boschi. Ricordavo bene il momento in cui Yasmin aveva aperto la lettera. Man mano che leggeva sbarrava gli occhi e poi mi aveva buttato le braccia al collo ed era corsa a dirlo a Hakim. Portammo il bagaglio della coppia lungo un vialetto fino al loro alloggio nello studentato: due stanze ammobiliate, la cucina in comune, due bagni per ogni unità abitativa, lavatrice e asciugatrice nel seminterrato, deposito per le biciclette. I piccioncini ci precedevano mano nella mano, guardandosi attorno emozionati. Davanti a certi alloggi erano stesi i panni su fili improvvisati. Gli studenti stavano stravaccati sull’erba sopra delle coperte oppure leggevano o fumavano. L’alloggio era piccolo, anonimo, e pulito per modo di dire, ma non era difficile immaginare che in un batter d’occhio Yasmin lo avrebbe fatto suo, sistemandolo e decorandolo.

Al momento dei saluti, Hakim abbracciò Alex con un in bocca al lupo e tenne stretta Yasmin per un’eternità, mentre Alex e io aspettavamo, quasi imbarazzati, perché sembrava che non volesse lasciarla più andare. Quando salutai Yasmin avevo un groppo in gola. Con un sorriso forzato la strinsi a me.



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