La famiglia dispersa by Pearl S. Buck

La famiglia dispersa by Pearl S. Buck

autore:Pearl S. Buck [Buck, Pearl S.]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Narrativa
ISBN: biblioteca: QdiBC
editore: Mondadori
pubblicato: 1970-04-30T16:00:00+00:00


III

Yuan partì dal paese straniero avendo in cuore i sentimenti già nutriti nella sua fanciullezza nei riguardi del padre: odiando e amando. Non poteva non amare quel paese, anche suo malgrado, così come non si può non amare una cosa bella giovane e forte. Innamorato del bello, non era insensibile allo spettacolo dei monti selvosi, dei prati dove non c’erano tombe, delle città monde di rifiuti umani. Presto però il suo sentimento fu turbato da un altro sentimento contrario: tutte quelle cose erano belle in sé, ma egli non era certo che lo sarebbero ancora state sulle calve colline del suo paese. Comunque, gli facevano ricordare che laggiù le tombe erano disseminate per i campi, e che i morti riposavano nella buona terra dei vivi. Il pensiero non era allegro.

Contemplando dal treno la ricca terra fuggente, gli venne da pensare: “Se tutto ciò fosse mio, mi piacerebbe. Ma non è mio.” Chissà perché, non gli riusciva d’amare pienamente una cosa bella o un bene che non fossero suoi: né gli riuscivano molto simpatici coloro che quel bene possedevano.

Quando fu a bordo della nave che doveva ricondurlo in patria s’interrogò a lungo sul profitto di quei sei anni d’esilio. Certo, aveva guadagnato in istruzione. Si era imbottito il cervello di nozioni utili, aveva un bauletto pieno di quaderni di note e di libri d’ogni specie, fra cui una lunga dissertazione, da lui stesso composta, sull’ereditarietà in alcune specie di frumento. Portava inoltre con sé parecchi sacchetti di frumento da semina accuratamente selezionato da altri semi ottenuti sperimentalmente. Si riprometteva di seminare i campioni nella sua terra, onde ottenere nuovi semi da distribuire ad altri coltivatori, e promuovere così il miglioramento dei raccolti.

Ma il suo bagaglio era ricco anche d’altre cose. Aveva per esempio alcune certezze acquisite. Così, sapeva che la donna che avrebbe preso in moglie doveva essere della sua stessa razza. Egli non era come Sceng, e la carne bianca, gli occhi chiari, i capelli ricciuti, non esercitavano attrattive su di lui. La sua compagna, ovunque fosse, doveva essere come lui, doveva avere occhi neri come i suoi, capelli lisci e corvini, e la pelle del medesimo colore della sua.

Dopo quell’ora trascorsa sotto gli olmi la donna bianca, che pur conosceva così bene da più punti di vista, gli era diventata completamente estranea. Essa non era mutata; i suoi modi, dopo quella notte, erano rimasti quali erano sempre stati, cioè fermi, cortesi, pronti alla comprensione. Eppure era un’estranea. I loro due spiriti potevano magari conoscersi reciprocamente, ma non coabitavano - non erano insomma una cosa sola. Soltanto per un momento essa aveva tentato di avvicinarglisi, e fu quando, in compagnia dei due vecchi, venne a salutarlo alla stazione. Egli tese la mano in atto di saluto, ed essa gliela strinse forte per un istante, gli occhi grigi improvvisamente illuminati da una luce che li faceva più caldi e più cupi. Mormorò con fervore: «Ci scriveremo?»

Incapace com’era di procurar dolore, e confuso da quello sguardo luminoso, egli rispose balbettando: «Ma sì,



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