La famiglia perfetta by Shalini Boland

autore:Shalini Boland [Boland, Shalini]
La lingua: ita
Format: epub
ISBN: 9788822771216
editore: Newton Compton Editori
pubblicato: 2023-01-16T23:00:00+00:00

25

Beth

Niall si sveglia di soprassalto sul sedile posteriore del taxi e mi guarda con aria confusa. «Cosa? Che c’è?»

«C’è la polizia alla villa», sussurro per evitare di svegliare i ragazzi e farli preoccupare. Anche se mi rendo conto che è inevitabile, visto che tra poco dovremo scendere dal taxi. Ormai è buio pesto, ma le luci esterne della casa proiettano un bagliore intenso e, curiosamente, anche tutte le luci interne sono accese. L’intera proprietà è illuminata come se fosse Natale.

«La polizia?». Niall si raddrizza per guardare fuori dal finestrino. «Perché è qui?»

«Resti tu qui con i ragazzi, mentre io vado a sentire cos’è accaduto?»

«È una società di sicurezza», interviene il tassista, indicando uno dei veicoli parcheggiati con l’immagine di una casa sulla fiancata. «Forse avete subito un’effrazione».

«Da non crederci», dice Niall. «Beth, hai chiuso tutto?»

«Io, uhm… sì, sì, certo». Apro la portiera del taxi e ringrazio l’autista, lasciando a Niall il compito di occuparsi del pagamento e dei ragazzi, cosa di cui so che non sarà contento, ma è lui ad avere i soldi.

Uno dei poliziotti, un giovane di circa vent’anni con indosso una camicia azzurra, dei pantaloni blu e un berretto, si rivolge a me in italiano.

«Scusi, parla inglese?», lo interrompo. «C’è stata un’effrazione? Hanno rubato qualcosa?». La mia mente e il mio stomaco sono in subbuglio.

«Non parlo inglese». Scuote la testa e chiama una sua collega, una donna della mia età, dai capelli scuri.

Nel frattempo, Niall è sceso dall’auto e ci ha raggiunti. «Ho pagato il taxi. Puoi guardare i bambini?»

«Sì», rispondo. «Lui non parla inglese». Indico il poliziotto.

«Allora è un bene che io conosca l’italiano». Niall mi lancia un’occhiataccia, ma io non me la prendo, perché probabilmente è in ansia quanto me. Ritorno al taxi dove Liam sta ancora dormendo, mentre Connor si è svegliato e sta osservando la scena sul vialetto.

«È un’auto della polizia?», mi chiede mio figlio dalla portiera aperta.

«Sì, ma non preoccuparti. Puoi scendere, per favore? E chiudi la portiera».

Passo dall’altra parte del veicolo e scuoto delicatamente Liam. «Alzati, piccolo. Forza, andiamo».

Borbotta e geme, ma alla fine mi ubbidisce con gli occhi ancora socchiusi. Gli prendo la mano e raggiungo Connor, che ha un’espressione stralunata.

Niall sta ascoltando l’agente donna che parla in inglese. Colgo dei frammenti della loro conversazione, mentre mi avvicino con i ragazzi. Preferirei non coinvolgerli, di qualsiasi cosa si tratti, ma il taxi si sta avviando verso l’uscita e non c’è un posto dove io possa farli sedere. Sono combattuta tra il desiderio di sapere cos’è capitato e quello di proteggere i ragazzi. Siamo in vacanza: dovremmo rilassarci, non parlare con gli agenti di polizia.

«Devo verificarlo», dice la poliziotta a mio marito.

«Verificare cosa? Che cos’è successo?», chiedo. La mia curiosità ha preso il sopravvento.

«Hanno bisogno di confermare le nostre identità. Hai i nostri passaporti, vero?».

Annuisco e li tiro fuori dalla borsa.

«È scattato l’allarme», racconta Niall. «Ha allertato la società di sicurezza che ha chiamato la polizia, perché i Mason non hanno risposto al telefono».

«Hanno rubato qualcosa?». Consegno i passaporti all’agente, che controlla le foto.

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