La famiglia Sappington by Lois Lowry

La famiglia Sappington by Lois Lowry

autore:Lois Lowry [Sconosciuto]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Il Castoro Editrice
pubblicato: 2020-04-16T00:00:00+00:00


14.

IL RITROVAMENTO DI UN BEBÈ

La tata e i Sappington uscirono a fare una passeggiata. Era un passatempo che le famiglie d’altri tempi si concedevano di tanto in tanto, per prendere aria buona e tonificante. Lei indossava la sua mantella blu, l’uniforme ufficiale delle tate.

«Camminate di buon passo, ragazzi, e fate oscillare le braccia», disse la tata.

Loro ubbidirono.

«Potete saltellare, se ne avete voglia», aggiunse, «saltellare fa molto bene alla salute».

«Come?» chiese Jane.

«Sì, come?» chiesero i gemelli.

«Così, deficienti», disse loro Tim, e saltellò avanti.

«Non voglio più sentire la parola “deficiente”», annunciò la tata. «Non mi piace.»

«“Tonto” va bene?»

«Per ora potete usare “tonto”», disse la tata dopo averci pensato un po’. «Se uno fa una cosa davvero stupida, è concesso di chiamarlo tonto.»

«Tu piuttosto», aggiunse, guardando Tim che era tornato indietro, «se pensi di sapere come si saltella, sei proprio un bel tonto. Questo è saltellare».

E piroettò via, con la mantella che le svolazzava, fino all’angolo dell’isolato. Si voltò a chiamare i ragazzi e loro saltellarono uno alla volta verso di lei. La tata diede loro altre istruzioni: «insisti sul piede sinistro, Tim! Non essere timido, buttati in avanti, A! Ottimo, molto meglio di prima, B!» e fece una carezza d’incoraggiamento a Jane che era caduta sbucciandosi il ginocchio ma, eroicamente, non si era messa a piangere.

Ora che avevano camminato per diversi isolati, saltellando per l’ultimo, i ragazzi si accorsero di essere in una strada conosciuta. Non vi erano più stati dal giorno in cui avevano arrancato fin lì, rimorchiando un carretto con dentro la cesta e il bebè. Tim diede una gomitata a Bernabò A, indicandogli la villa che si stagliava davanti. Entrambi i gemelli lanciarono un’occhiata preoccupata, ma poi distolsero lo sguardo, tutti concentrati a esaminare la qualità dell’asfalto sulla strada e la forma curiosa di una nuvola in cielo. Jane si zittì e diventò triste. Le piaceva davvero quel bebè, anche se quando le avevano tagliato i capelli l’aveva trovata bruttina. Ogni tanto le mancava, e si chiedeva che cosa le fosse capitato.

La tata continuava a saltellare, senza accorgersi del silenzio dei ragazzi.

«Le finestre sono state riparate», sussurrò Bernabò B.

«E il gatto è ben nutrito», aggiunse l’altro gemello. «Prima era magro, adesso è bello cicciotto.»

«Hanno anche falciato l’erba», osservò Tim.

«Ssst», disse improvvisamente Jane, «sento qualcuno che ride».

Si fermarono tutti e quattro, e dopo un attimo la tata tornò indietro. Aveva saltellato per tutto l’isolato, pensando di avere dietro i ragazzi. Ora veniva a vedere perché si erano fermati. «La cosa importante nell’assunzione di aria fresca», disse loro, «è la continuità! Se vi fermate, perdete la continuità. Perché state qui in piedi come tonti? State respirando aria stagnante.»

I ragazzi si dondolarono senza rispondere. Tim iniziò a canticchiare. I gemelli fissarono il marciapiede.

«Cos’è questa voce?» chiese improvvisamente la tata.

«Sono io che canticchio Oh My Darling Clementine», spiegò Tim. «Provo a cantarla per intero due volte al giorno. Normalmente nessuno mi sente. A volte la canto nel bagno. Si può canticchiare anche mentre ci si lava i denti.»

«No, no, volevo dire questa voce.»



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