La forchetta, la strega, il drago by Christopher Paolini

La forchetta, la strega, il drago by Christopher Paolini

autore:Christopher Paolini [Paolini, Christopher]
Format: epub
editore: Rizzoli
pubblicato: 2012-10-02T00:00:00+00:00


CAPITOLO 8

IL DRAGO DEL KULKARAS

Il giorno in cui arrivò il drago fu un giorno di morte.

Venne dal Nord, un’ombra nel vento. Sinuoso e silenzioso, sorvolò la valle oscurando il sole con le sue ali vellutate. Dove atterrò, campi e foreste andarono in fiamme, nuvole di cenere soffocarono i torrenti, gli animali fuggirono, e così anche i Cornuti, mentre grida di dolore e di terrore squarciavano l’aria estiva.

La creatura si chiamava Vêrmund il Bieco, ed era un drago vecchio e crudele, avvezzo alle cose del mondo. Era noto che vivesse rintanato su al Nord, ma nessuna avvisaglia, nessun indizio aveva lasciato presagire che avesse abbandonato quelle lande remote e ghiacciate.

Eppure era lì. Nero come un osso bruciato, le fitte squame rilucenti e una gola piena di fuoco.

La giovane Ilgra osservava la scena con i suoi amici dal bordo della pozza d’acqua sorgiva dove spesso andavano a nuotare, sulle colline pedemontane che fiancheggiavano il versante orientale della vallata. Vide il drago devastare le loro fattorie con fuoco e artigli, dimenando la coda frastagliata. Quando i guerrieri del clan Skgaro lo attaccarono, con archi, lance e asce, Vêrmund li annientò con una fiammata oppure li calpestò con le zampe possenti, mettendo fine alle loro ambizioni. Persino la spada più affilata non riusciva a scalfire la sua pelle, e gli Skgaro non avevano stregoni ad aiutarli in battaglia. Si ritrovarono alla mercé del drago: per lui erano soltanto un fastidioso inconveniente che nulla poteva per fermarlo.

Da creatura malvagia quale era, Vêrmund divorò ogni individuo sul suo cammino: maschi e femmine, giovani e anziani. Nessuno fu risparmiato. Mangiò anche il loro bestiame, intrappolandolo in un recinto di fuoco per poi rimpinzarsi di animali inermi finché non ebbe la pancia piena, lasciando uno scempio di sangue sul terreno.

Tutto questo vide Ilgra dal suo nascondiglio vicino alla pozza. Non poteva fare niente per aiutare gli altri, solo aspettare, ma l’attesa faceva male quanto una ferita. Quelli dei suoi amici che non furono altrettanto prudenti si precipitarono a valle per unirsi alla mischia, ma restarono uccisi.

Quando il drago puntò verso la capanna della sua famiglia, Ilgra snudò i denti in un ringhio inerme. La creatura si avvicinò sempre di più, poi, con un lento movimento della coda, il mostro squamato spazzò via la sua casa.

Un ululato di disperazione sgorgò dalla gola di Ilgra, che cadde in ginocchio e si strinse la punta delle corna.

Il sollievo temperò la sua angoscia quando vide la madre sgusciare carponi dalle macerie insieme alla sorellina Yhana. Purtroppo fu un sollievo fugace, perché la testa del drago stava calando rapidamente su di loro, con le fauci spalancate.

Dall’altra parte della radura comparve il padre di Ilgra, che correva a perdifiato impugnando una lancia. La luce della speranza illuminò il cuore della giovane. Suo padre era il primo tra gli Eletti. Nessuno poteva competere con la sua forza e, sebbene piccolo rispetto al drago, lei sapeva che il suo coraggio non aveva niente da invidiare a quello degli dei. Quattro inverni prima, un famelico orso delle



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