La Grande Illusione by Emanuele Giordana

La Grande Illusione by Emanuele Giordana

autore:Emanuele Giordana
La lingua: ita, ita
Format: epub
pubblicato: 2020-09-22T16:00:00+00:00


Indù e sikh, veri afgani

Un afgano può essere un indù o sikh? La storia dice di sì, risponde lo scrittore Inderjeet Singh, un sikh del Punjab indiano che in un libro ricostruisce la loro vicenda storica5, per dimostrare come comunità indù e sikh siano native dell’Afghanistan: quella indù pienamente autoctona già nel vii secolo d.C. – prima dell’avvento dell’islam – non frutto dell’emigrazione o dei mercanti. Inoltre la visita di Guru Nanak, il mistico indiano fondatore del culto sikh, all’inizio del xvi secolo, getta le basi del sikhismo in Afghanistan. Diversi documenti storici riportano dell’esistenza di nativi indù e sikh nella società afgana, impegnati in fiorenti attività commerciali.

La presenza e la storia di indù e sikh è stata oggetto di un’indagine condotta dalla Porsesh Research and Studies Organization (Prso), organizzazione indipendente no-profit con sede a Kabul, espressione della società civile afgana6. L’indagine ricorda gli antichi insediamenti indù e sikh sul suolo afgano e, ripercorrendone le vicende storiche, giunge a gettare luce sulle problematiche che tali minoranze hanno incontrato nel secolo scorso, a causa dello scenario di permanente conflitto e del crescente atteggiamento ostile di gruppi islamisti. Conseguentemente, a partire dagli anni Ottanta del secolo scorso, quasi il 99 per cento degli indù e dei sikh afgani hanno lasciato il paese: con il dominio dei Talebani de facto non venivano più riconosciuti come indigeni. «Indù e sikh afgani ricordano il loro ricco contributo all’Afghanistan nell’ultimo millennio», nota l’inchiesta, che accoglie le voci degli indù e sikh tuttora presenti su suolo afgano.

Comunità di commercianti sikh e indù del nord del Sindh (ora in Pakistan) all’inizio del 1870 avevano stabilito rotte commerciali che toccavano Kandahar, Kabul e Mazar-e-Sharif. Secondo Claude Markovits, studioso di storia dell’India, i mercanti avevano una base a Shikarpur, dove tornavano regolarmente dopo lunghe spedizioni commerciali. Ma molti secoli prima, alcune cronache raccontano della presenza di sikh afgani durante la visita di Guru Nanak, già nel xvi secolo. Nella città di Jalalabad c’è un gurdwara (tempio sikh) chiamato Guru Nanak Darbar e la comunità afgana di indù e sikh da tempo immemore celebra la sua nascita, in passato con un festival che durava anche una settimana, ora, mutate le condizioni di sicurezza, su scala molto ridotta.

L’antropologo inglese Roger Ballard (del Centre for Applied South Asian Studies, Università di Manchester) afferma che «gli indù e i sikh dell’Afghanistan sono distinti componenti della popolazione autoctona della regione»7, anche se, in passato come in tempi più recenti, questa loro appartenenza al tessuto etnico e religioso indigeno è stata messa in discussione.

Un recente episodio avvenuto a Jalalabad esprime questa distanza e ha segnato per sempre una frattura nella storia degli indù e sikh afgani: il 1° luglio del 2018 un kamikaze li ha presi di mira uccidendo 19 persone (tra i quali dieci sikh e sette indù afgani) e ferendone altre 20. L’attacco, rivendicato dallo Stato Islamico, ha colpito una delegazione che stava andando a un incontro con il presidente Ashraf Ghani, e ha eliminato Awtar Singh Khalsa, leader e unico candidato di religione sikh alle elezioni parlamentari del successivo ottobre.



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