La logica del vivente by Jacob François

La logica del vivente by Jacob François

autore:Jacob, François [Jacob, François]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: biologia
editore: Einaudi
pubblicato: 2015-02-15T12:54:57+00:00


Fin verso la metà dell’Ottocento, il mondo vivente era un sistema a regolazione esterna. Sia che fossero concepiti come immutabili dall’epoca della creazione, sia che venissero inquadrati in un processo di sviluppo ascendente nel tempo, gli esseri organizzati costituivano sempre una serie continua di forme. Se nella gerarchia si aprivano delle falle, ciò era dovuto a omissioni, a ignoranza, a insufficienze di inventario.

La struttura del mondo vivente, come ci si presenta oggi, era l’espressione di una necessità trascendente. Non era neppure concepibile che gli esseri viventi potessero essere diversi da quelli che sono, che la terra potesse essere popolata da altre forme organizzate. La teoria dell’evoluzione liquida l’idea di un’armonia prestabilita che abbia imposto agli esseri viventi un determinato sistema di relazioni. Alla necessità del mondo vivente cosí come oggi ci appare si sostituisce la contingenza, che già regnava nel mondo dei corpi celesti e in quello delle cose inanimate. Non solo il mondo vivente potrebbe essere completamente diverso da quello che è, ma potrebbe anche non essere mai esistito. Gli organismi diventano semplici elementi di un vasto sistema di ordine superiore, comprendente la terra e tutti gli oggetti che essa ospita; la forma degli esseri viventi, le loro proprietà, i loro caratteri, sono soggetti alla regolazione interna di questo sistema, al gioco di interazioni che coordina l’attività dei vari elementi.

Questo capovolgimento concettuale non è soltanto la prosecuzione di un pensiero trasformista che avrebbe cominciato a delinearsi con Buffon e Lamarck; è la conseguenza di un cambiamento nel modo stesso di guardare alla realtà, il risultato di un atteggiamento completamente nuovo che si fa strada intorno alla metà dell’Ottocento. Che questo mutato atteggiamento non sia un semplice frutto del caso è dimostrato dal fatto che esso si manifesta, autonomamente e in modo pressoché simultaneo, in campi del sapere molto lontani l’uno dall’altro: nell’analisi della materia con Boltzmann e Gibbs, in quella degli esseri viventi con Darwin, Wallace e, piú tardi, Mendel. Vi sono, infatti, due modi di considerare una collezione di oggetti appartenenti a una medesima classe, come, ad esempio, le molecole di un gas o gli organismi facenti parte della stessa specie. Si possono, anzitutto, considerare come un insieme di corpi identici; tutti i membri del gruppo rappresentano copie conformi di uno stesso modello. Secondo questa interpretazione, nel mondo vivente la classificazione delle forme si fonda sulla conservazione della struttura attraverso le generazioni, sulla permanenza del tipo. Ciò che importa veramente conoscere non sono gli oggetti, ma il tipo al quale essi rinviano. Solo il tipo ha realtà; gli oggetti si limitano a rifletterla. Poco importa che, talvolta, le copie si allontanino dal modello; le deviazioni in rapporto ai tipo rappresentano delle quantità trascurabili, dei difetti privi di conseguenze. Secondo un opposto punto di vista, la stessa collezione di oggetti è vista come una popolazione di individui che non sono mai esattamente uguali fra loro. Ogni membro del gruppo è unico rispetto agli altri; non esiste piú un modello al quale tutti gli individui si riferiscano, ma una sorta di «identikit» che sintetizza soltanto i lineamenti medi di ciascun individuo.



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