La Luce Oltre La Soglia by Charles-Rafaël Payeur

La Luce Oltre La Soglia by Charles-Rafaël Payeur

autore:Charles-Rafaël Payeur [Payeur, Charles-Rafaël]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: Saggistica E Varia, Salute E Benessere, Autoaiuto, Salute Mentale, Morte; Cordoglio; Lutto
ISBN: 9788871369747
editore: L'Età dell'Acquario
pubblicato: 2017-09-21T04:00:00+00:00


11

I gradini che portavano in quella cantina cavernosa erano stati intagliati in un unico blocco di granito, e oltre un secolo di uso li aveva incavati e allisciati al centro. Sul soffitto buio si rincorrevano massicci tronchi mal squadrati, e qua e là sorgevano pilastri in pietra alti circa quattro metri: tutto il peso della casa massiccia che si ergeva sopra posava sulle loro sommità squadrate. L'aria era fitta di granelli danzanti di polvere, illuminati da diversi raggi di luce provenienti da finestrelle incavate nell'alto delle pareti. Dal pavimento al soffitto si ergeva una decina di scaffali per il vino, che impedivano la vista, a chi stava sui gradini, della piccola porta in legno che si apriva sulla parete più lontana. Passata quella ci si trovava in una stanza, poco usata ma spesso visitata. Qui la polvere riposava come un sudario sull'umido pavimento di pietra, dappertutto pendevano grandi ragnatele rese pesanti dallo sporco, e negli angoli più riposti e mai raggiunti dalla luce si sentiva il debole raspio agitato dei topi.

C'era un'unica finestra che si stava oscurando a causa del sole calante.

Una piccola chiazza di luce si stava ritirando su se stessa, trascinandosi dietro il buio come fosse un lenzuolo color ebano.

Un topo attraversò quella pozza di luce e si arrestò: era nero, con la coda priva di peli, e i suoi occhietti rossi dardeggiavano da un lato all'altro mentre annusava l'aria col naso fremente. Di colpo una mano emerse dal buio e lo abbrancò dietro il collo. L'animale strillò con forza e si dibatté, mentre cercava di ferire con le unghie e con i denti quelle dita che lo stringevano con forza. Una seconda mano si unì alla prima, e subito ci fu un rapido torcere accompagnato da un grugnito e dal suono, che riempì il silenzio della stanza come uno schiocco, della spina dorsale che si schiantava.

Il ratto si contorse un paio di volte, e morì.

Lentamente, le mani lo trascinarono lontano dalla luce.

Silenzio.

Attesa.

Seguita dal lacerarsi della carne cruda e dal suono soffocato di qualcuno che si cibava del roditore. E anche se questo rumore osceno risuonava altissimo, quasi assordante, pure si sentì egualmente il gemito di una porta di legno che si spalancava. O forse era quello di un armadio che si chiudeva. O forse quello del coperchio di un'antica bara che girava lentamente sui cardini.

Rumore di passi sul pavimento.

Il biascichio s'arrestò, e un uomo si precipitò, correndo carponi nella pozza di luce. Si guardò attorno furtivamente, si spostò con cautela finché con la schiena non toccò la parete rorida, tenendo protettivamente premuto contro il petto il ratto solo in parte divorato. Era vecchio, i capelli bianchi devitalizzati gli spiovevano sulle sopracciglia cespugliose, le mani adunche erano sottili e coperte di macchie giallastre provocate dal fegato. L'uomo aveva occhi e bocca cerchiati di rosso. Quando un brillante stivale nero gli apparve accanto, si strinse le ginocchia contro il petto.

— Cerca di finire alla svelta — disse una voce. — Questa sera devo uscire.

L'uomo annuì una dozzina di volte, si portò il ratto alle labbra, poi lo riabbassò.



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